Evoluzione e ricerca – Con due semplici preposizioni accostate Ferdinando Pagani ci invita a scoprire la sua arte, attraversata da un percorso di crescita che realmente vede un'evoluzione consistente tra la partenza e l'arrivo. Ecco perché in modo molto efficace la mostra antologica si intitola semplicemente "Da A", sintetizzando al massimo il senso della ricerca che caratterizza l'operare di Pagani. I lavori più datati risalgono agli anni '70 e testimoniano l'iniziale ancoramento al dato reale, tappa iniziale imprescindibile per qualunque artista e trampolino di lancio per il processo attuato da Pagani di trasfigurazione della realtà a favore del colore.
Una Venezia in lontananza – Così vediamo che progressivamente gli elementi paesistici e architettonici presi in esame dall'artista si sfaldano all'interno di un'atmosfera avvolgente che mira a comunicare, attraverso ampie e soffuse superfici di colore, un paesaggio "emotivo", mentale più che fisico. Della realtà non resta che qualche frammento, totalmente immerso nel colore: un lontano ricordo, o forse un sogno, mentre a sopravvivere sulla tela è l'emozione, l'impressione, suscitata nel cuore dell'artista. A questa fase sono riconducibile le opere dedicate a Venezia: il soggetto di partenza è totalmente trasceso, in un processo progressivo di sganciamento del reale e di graduale introiezione.
Da Mozart alla scoperta di sè – Una ricerca, uno studio approfondito sono base dei lavori più recenti dell'artista: come le tele di Mozart, concepite in occasione del centenario della sua morte. Prima di adoperare tela e pennello Pagani ha approfondito in quasi un anno di studio la figura del musicista e lo studio delle sue sinfonie, nel tentativo di trovare un'analogia tra composizione musicale e pittorica. Come Goethe e Kandinsky fecero a loro volta, così l'artista tenta di creare melodie pittoriche attraverso il solo strumento de colore che, attraverso l'orchestrazione di toni freddi e caldi, ricrea sulla tela l'emozione cromatica delle note. Dal Minuetto all'Allegro, si giunge così anche al Requiem, dove prevalgono toni bruni ed interviene anche un componente materica, attraverso pagine di spartito e colate di bitume. Così da paesaggi esteriori l'artista approda lentamente ad una pittura analitica, quasi monocroma, alla ricerca dell'essenziale, all'ascolto di una voce sottile, interiore che riscrive nuove inedite sinfonie dell'animo.