Già più volte Artevarese ha avuto modo di raccontare le numerose iniziative legate ai 1700 anni dall'editto di Costantino, che rese il Cristianesimo religione lecita. Ultima in ordine di tempo la mostra "Da Gerusalemme a Milano", ora presso il Museo Archeologico di Milano, che racconta, attraverso una selezione di oggetti, il contesto in cui il Cristianesimo andò affermandosi.
Il Cristianesimo infatti si sviluppò in un contesto storico particolare, in un momento in cui erano diffuse nuove filosofie, come il neoplatonismo, in cui ai culti tradizionali del pantheon si erano affiancati altri culti di origine orientali, come Iside, Mitra, Cibele, che spesso promettevano una nuova vita oltre la morte.
Tracce di questo fermento religioso sono visibili in mostra: una statua e il sistro, suo strumento musicale, testimoniano la dea Iside, la famosissima patera di Parabiago ricorda la coppia divina Cibele e Attis, un bassorilievo raffigura il dio Mitra intento ad uccidere il toro.
Le monete dei singoli imperatori testimoniano invece il rapporto spesso problematico fra la nuova religione e gli imperatori: come raccontano le fonti i Cristiani subirono due grandi persecuzioni, sotto Decio alla metà del III sec.d.C. e Diocleziano alla fine del III. In altri casi invece, come durante la dinastia dei Severi, la nuova religione fu tollerata e anzi il giovane Severo Alessandro possedeva una immagine di Cristo fra i propri idoli.
Grande spazio è destinato ai reperti provenienti da Cesarea Marittima, città israeliana, già esistente dal IV sec.a.C., poi rinnovata da Erode il Grande, che ne fece la propria "capitale", adeguandola agli standard architettonici di Roma. Dal III sec.d.C. Cesarea divenne il punto di coesione di religioni diverse, fu sede dei primi concili cristiani, vi soggiornarono importanti personaggi, come il padre della Chiesa Origene.
Forte è il legame della città con Milano, perché negli anni Sessanta fu propria la Missione italiana, finanziata anche dal comune meneghino, a condurre gli scavi. Fu Frova, l'importante archeologo milanese, a scavare la zona del teatro di Cesarea e i reperti oggi in mostra sono una donazione dello Stato di Israele all'Italia. Ecco così il tesoretto rinvenuto intorno al teatro, costituito da una collana di oro e lapislazzuli, orecchini e bracciali in oro; svariate lucerne; il calco della lastra in calcare che riporta il nome "Ponzio Pilato", fondamentale perché si tratta dell'unica attestazione del prefetto romano noto dai Vangeli.
Ma non solo. Dall'Egitto provengono materiali interessanti, frutto della campagna di scavi di Achille Vogliano nel Fayum del 1934, scavi favoriti ancora una volta dallo stesso Comune: maschere funerarie in origine infilate tra le bende delle mummie, frammenti di pettine in osso, frammenti di papiri con valore amuletico.
Una mostra interessante, che ricostruisce un momento storico di grande importante, intellettualmente vivace.