Il vuoto, sulla serie di superfici piane, dato da irregolari forme circolari, definisce al tempo stesso equilibri spaziali e cromatici: al nero della tela fa da controcanto il candore della parete.
Così la serie di "Volumi" (1958) eseguiti da Dadamaino accolgono il visitatore nella personale a lei dedicata, con il titolo "Opere 1958-2000" da A Arte Invernizzi a Milano.
Dopodiché, il passaggio dai "Volumi" ai "Volumi a moduli sfasati" del 1960, presenti nella seconda sala, appare come naturale e logica conseguenza evolutiva.
Il ritmo formale si fa serrato, con contrappunti spaziali continui creati attraverso una successione di fori praticati su fogli di plastica sovrapposti tali da conferire percorrenza visiva all'intera struttura creando continue fluttuazione sulla superficie piana.
Dettate più dall'istintività del gesto che da procedimenti analitici, la serie definita "L'inconscio razionale" dei primi anni ‘60, pare esprimere desideri liberatori nei confronti di quanto sino a quel momento concepito.
Nata a Milano nel 1930 dove morirà nel 2004, Dadamaino, il cui vero nome era Edoarda Emilia Maino, dopo la laurea in farmacia, si dedicò all'arte divenendo una delle personalità più significative nell'ambito dell'avanguardia artistica milanese a partire dagli anni '50, per le sue ricerche sulla geometria percettiva.
Nel secondo dopoguerra aderì al progetto Azimuth creato da Manzoni e al Movimento Zero di Heinz, Gunter Uecker e Otto Piene.
Fu tra i fondatori di Nuova Tendenza con Getulio Alviani, Bruno Munari e Enzo Mari.
Da femminista militante, partecipò attivamente alle contestazioni del '68.
Sostenne con altri artisti, il progetto della "Casa degli artisti" a Milano.
Infinito l'elenco delle mostre in Italia e nel mondo, fra queste ricordiamo le due presenza alla Biennale di Venezia nel 1980 con "I fatti della vita" e nel '90 con "Il movimento delle cose".
Più vicino a noi, vinse nel 1956 il Premio di pittura "Cesare da Sesto" a Sesto Calende.
E' un altro mondo quello presente al piano inferiore della Galleria.
Ci si trova di fronte ad opere di grandi dimensioni già esposte nella sala personale alla Biennale dI Venezia del 1980 appartenenti al ciclo "I fatti della vita".
Le tracce orizzontali e verticali che percorrono le ampie tele, creano flussi dal delicato incedere, simili alle tracce lasciate sulla spiaggia dal succedersi delle onde.
Oltre, il segno diventa scrittura sino ad assumere il valore muto di una "H", quale reazione interiore, come spiega l'artista in un video, verso l'eccidio di Tel al – Zaatar, avvenuto, nel 1978, nei pressi di Beirut, dove persero la vita migliaia di rifugiati palestinesi.
Dadamaino – "Opere 1958-200"
Fino al 17 febbraio
Milano – A Arte Invernizzi, Via D. Scarlatti 12
Orario: lunedì-venerdì 10-13/15-19
Fino al 17 febbraio
Milano – A Arte Invernizzi, Via D. Scarlatti 12
Orario: lunedì-venerdì 10-13/15-19