Dal visibile all'invisibile – Ci sono le icone bizantine, sono le più antiche, e rappresentano la fonte inesauribile dalla quale il cristianesimo ha attinto l'iconografia, poi ci sono quelle russe che a partire dal XII secolo e poi con una tradizione ripresa nel XV secolo fino ad ora hanno perpetuato nel tempo questo tipo di pittura di carattere devozionale e profondamente religiosa. Occorre precisare, che nella tradizione ortodossa "chiunque venera un'immagine venera in essa la realtà che vi è rappresentata" (Concilio di Nicea 787). Pertanto vi è un legame diretto ed invisibile, che lega l'icona come realtà materiale a ciò che vi è in essa ritratto: Cristo, la Vergine Maria, i Santi, gli Angeli. L'icona rimanda direttamente al divino, la sua materialità solo apparente, schiude verso il mistero della Fede e di Dio.
Linguaggio codificato – Tale profondo significato teologico intrinseco all'icona (dal greco eikon, che significa "immagine", "ritratto") ha portato a codificare nel tempo un linguaggio estetico sempre uguale a se stesso e assai raffinato, in cui i gesti, le parole, le immagini costituiscono e rappresentano la fedeltà ad antichi modelli, che non sono altro che la prova di una profonda spiritualità, proprie del popolo russo, e dei popoli cristiano-ortodossi.
Quasi per caso – Paola Morandi ha incontrato le icone quasi per caso, dopo averne viste alcune molto belle, in mostre, o portate a casa da viaggi in quelle terre profondamente e tradizionalmente religiose. Affascinata dalla loro bellezza ha approfondito il linguaggio, ha studiato, e cercato di acquisirne il significato artistico, e spirituale, che esse racchiudono per poi realizzarne di proprie su tavola o su tela, ad olio, con colori luminosi e vivaci. Come il suo maestro Ionesco le ha detto più volte: "Paola, cerca di indurire le fisionomie, rispetta il modello dell'icona che desideri ritrarre", lei invece, istintivamente fa prevalere l'elemento dell'umanità viva, che traspare timidamente dai volti della Vergine Maria, del Bambino e del Cristo Pantocratore. Ciò, che costituirebbe un ‘errore' se l'icona fosse fatta secondo i dettami canonici ortodossi, non lo è più nelle sue icone reinterpretate seconda una sensibilità molto personale e riservata. Paola Morandi ha una propensione verso la figura della Vergine, che già nella tradizione Ortodossa
presenta una grande varietà tipologica: la Vergine Maria è colei che abbraccia il Figlio amorevolmente ("della Tenerezza"), che intercede presso il Cristo ("di Bogoljobovo"), che indica la retta via ("Odegetria"), che protegge l'umanità intera ("di Pokrov"), oppure, che suscita "gioia inaspettata" al fedele.
La prediletta – La sua prediletta è la Madonna "della Tenerezza", nella quale velatamente esprime il senso della delicata vicinanza del Figlio alla Madre, con la vicinanza delle guance che si accarezzano, e della grazia delle forme ovali dei volti che creano un'armonia assoluta di dolcezza. Dopo la sua prima mostra a Villa Cagnola e la seconda a Tradate, presentata da mons. Luigi Mistò, Paola Morandi continuerà a dipingere icone a suo modo, come sospesa su un filo sottile tra spiritualità e riservata umanità.
"Icone di Paola Morandi"
dal 26 aprile al 31 maggio 2008
Galleria d'arte – I Portici –
Via Cavour, 11/13 – Tradate
tel. 0331/842239
Orari: tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle ore 16.00 alle 19.30