La straordinaria personale “Hsiao Chin. Una collezione” con oltre 200 opere dove compaiono inchiostri su carta di riso (la prediletta dall’artista), guaches e acrilici su tela. Nato a Shangai nel 1935, dopo gli studi a Taiwan e l’esperienza con il gruppo Ton-Fan, si trasferisce in Europa a seguito di una borsa di studio. |
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Il passaggio dallo studio Marconi alla Fondazione Marconi ha trovato compimento nel 2015. Dopo una vita da gallerista, Giorgio Marconi ha definito un processo espositivo compiuto in oltre cinque decenni, con mostre di alto tenore artistico, consacrando il suo spazio alla storia milanese e internazionale, a lui infatti si rivolgono per prestiti i più importanti musei del mondo. Di tanto prestigio ne è conferma la straordinaria personale “Hsiao Chin. Una collezione” con oltre 200 opere dove compaiono inchiostri su carta di riso (la prediletta dall’artista), guaches e acrilici su tela. Nato a Shangai nel 1935, dopo gli studi a Taiwan e l’esperienza con il gruppo Ton-Fan, si trasferisce in Europa a seguito di una borsa di studio. Durante un primo soggiorno in Spagna viene a contatto con Tapies e Mirò. Dopo un breve soggiorno a Parigi, nel 1959 si trasferisce a Milano ed è subito Fontana, Manzoni, Crippa, Castellani. Se pur permeato da tali frequentazioni Hsiao Chin non abbandona le regole della cultura orientale, neppure dopo gli incontri, a New York con Rothko, de Kooning, Rauschenberg e Sam Francis. Con straordinario abbraccio temporale la mostra da Marconi vede opere che dai primi anni ’60 arrivano sino al 2006, quale evidente testimonianza del forte legame di stima e amicizia che negli anni ha legato l’artista giapponese allo storico gallerista milanese. Appare al visitatore, sulla parete della sala d’ingresso, il primo di alcuni pensieri presenti nei tre spazi espositivi: “Io sento più di tutti la carta, forse per le mie origini orientali, per me la carta è più sensibile, immediata, diretta”. Su tale supporto, l’artista ha articolato con cadenze di segno e colore, il suo profondo legame con i principi del taoismo filosofico di Lao Tse, il cui pensiero risale al 400 avanti Cristo. Gli intensi equilibri cromatici, presenti nelle opere dei primi anni 2000, tra yin e yang, rimandano alla complementarietà tra gli opposti. Nella minuziosità del tratto Hsiao Chin fonda l’idea ideogrammatica di scrittura, misurata e lieve come la carezza di un bambino, per poi animare la superficie di piani spaziali il cui riamando arriva al presagio di mondi interiori pervasi da cadenzate percorrenze sentimentali.Hsiao Chin. Una Collezione Milano – Fondazione Marconi, Via Tadino 15 Fino al 15 settembre Chiusura estiva 1° agosto-1° settembre Orario: lunedì-venerdì 10-13/15-19 Ingresso libero Mauro Bianchini |