Pennac ambienta la trilogia dei suoi romanzi, Il Paradiso degli orchi, La fata Carabina e la Prosivendola, nel quartiere di Belleville a Parigi nei primi anni ‘80.

Vicino al cimitero di Père-Lachaise. L’agglomerato è soprattutto abitato da algerini, a dimostrare di come sia ben integrata la famiglia, il miglior amico di Bejamin Malaussenè è proprio un magrebino. Bejamin ruota la propria esistenza in vari ruoli, fratello maggiore, padre e capro espiatorio. Lui con il carattere remissivo, accondiscendente si porta sulle spalle il malessere e l’insoddisfazione di una società che sempre più diventa rapida nei sentimenti senza nemmeno saperlo. La sua è una missione, non un semplice lavoro, tanto che verrà licenziato ma non sostituito perché nessuno sarà in grado di avere il successo di Malaussenè.

La famiglia eccentrica vive momenti particolari tanto che il protagonista spesso usa e subisce aforismi espliciti come: “vede, il capro espiatorio non è solo quello che, all’occorrenza paga per gli altri. È sopratutto e anzitutto, un principio esplicativo, signor Malaussenè.

Se ne farà una ragione come ha dovuto fare con sua madre. Una donna innamorata dell’Amore con la A maiuscola ha partorito con lui sei figli, Louna, Clara, Thérèse, Jérémy, il Piccolo, tutti sopravvivono dal lavoro di Bejamin come l’enorme cane Julius. Dopo avere partorito il Piccolo, come una farfalla innamorata dei colori e dei profumi della vita fatta di sogni e di bambini lasciati alle cure del figlio maggiore, nessuno potrebbe crescerli come lui, la madre seguirà il prossimo uomo per le strade di qualsiasi città.

In famiglia l’amano per questo e Malaussène esordirà con il dire: toglietemi il mondo dalle orecchie, mi piacerà; tappatemi gli occhi e morirò.

Quando nel magazzino dove lavora cominciano a esplodere delle bombe tutto si complica, verrà licenziato ma la sua fama lo precede e l’edizione Del Taglione non si lasceranno certo scivolare di mano un talento simile. Una forza della natura che soddisferà clienti e altro poco soddisfatti dai servizi della casa editrice. Li conoscerà Julie Corrençon, giornalista che presto si innamorerà non solo del primo genito dei Malaussène, ma di tutti ala famiglia.

Chi però ha interesse ad attentare al magazzino?

Ben comincerà ad indagare con l’aiuto dei fratelli per amore di Julie e scoprirà che durante la seconda guerra mondiale in quel luogo degli anziani trucidarono dei bambini, gli Orchi appunto. “ La peggior mostruosità è sempre figlia di una bambinata”. E non sarà l’ultima citazione. Un umorismo che si differenzia da quanto spesso si è abituati a leggere, ma come per Il Giovane Holden i lettori si dividono tra chi interrompe la lettura a chi vuole giungere alla ultima pagina.

Per questi ultimi seguiranno: La fata Carabina e la Prosivendola in entrambe Pennac riuscirà a mantenere lo stesso livello di qualità se non addirittura, in certi momenti, superare il primo romanzo.

A voi il tempo per deciderlo.

Daniel Pennac – “Il Paradiso degli occhi” – Feltrinelli, pp. 208, Euro 11

Castrenze Calandra