San Vito al Tagliamento (UD) – “Danilo De Marco. Un tempo in Cina” è la nuova mostra organizzata da CRAF (Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia), che si aprirà dal 27 maggio, alle 18, nella Chiesa di San Lorenzo.
La rassegna, organizzata nell’ambito della 36esima edizione del Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia 2022 è dedicata al grande reporter friulano, vincitore del premio Regionale e raccoglie una significativa e suggestiva selezione di immagini.
“Dai lavori fotografici di De Marco emerge grande attenzione nei confronti della ricerca antropologica ed etnografica, con ossequio alla memoria storica e all’espressione culturale di una civiltà umana e ambientale, nel caso, di quella cinese” ha dichiarato il presidente del CRAF, Davide De Lucia.
La raccolta “Un tempo in Cina“, lavoro svolto dall’autore nel 1992 è quanto mai attuale. Uno studio sociale e antropologico che esprime il suo percorso, sempre coerente. Ritratti che spesso denunciano le condizioni di un popolo che si presenta con uno sguardo sorridente, immerso in una vita povera ma dignitosa.
Alle suggestive immagini presenti in mostra fa da corredo un pregevole catalogo a cura di Arturo Carlo Quintavalle, che dedica al reporter un ampio approfondimento, insieme a testi di numerosi autori quali Paola Castellani, Laura De Giorgi, lo stesso Danilo De Marco, Fulvio dell’Agnese, Emanuele Giordana, Alvise Rampini e Michele Smargiassi.
La mostra proseguirà sino al 4 settembre e sarà visitabile sabato e domenica, nei seguenti orari: 10.30-12.30 e 15.30-19.
Cenni biografici
Danilo De Marco è nato a Udine nel 1952, la sua intraprendenza lo porta presto nel mondo del lavoro dove, come apprendista in un laboratorio fotografico di stampa, da giovanissimo entra in contatto con il mondo della fotografia. La sua storia dunque inizia molto presto, intorno ai vent’anni.
Quando non trova più respiro nel clima culturale – e politico – friulano, inizia a viaggiare per il mondo alla ricerca di aspirazioni di giustizia e di vita in altri luoghi, presso culture diverse e diverse comunità.
Dall’America latina all’Asia, dall’Africa al Medio Oriente, De Marco è un instancabile cercatore che trova e trasforma il suo lavoro in reportages da offrire, al ritorno in Europa, a testate responsabili, in mostre, cataloghi, monografie. Da quasi quarant’anni De Marco collabora da “libero fotografo” con testate giornalistiche europee e non solo.
Il CRAF
Nasce in seno all’ISES (Istituto per lo Sviluppo economico dello Spilimberghese). Quest’ultimo, fondato il 10 giugno 1987 per la valorizzazione del patrimonio culturale esistente e il recupero di una forte identità locale, utilizza la “fortunata” eredità artistica del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia (GFNF), sorto a Spilimbergo negli anni Cinquanta, e composto da Aldo Beltrame, Carlo Bevilacqua, Gianni e Giuliano Borghesan, Toni del Tin, Fulvio Roiter e Italo Zannier.
Il GFNF, istituito nei primi mesi del 1955, pubblica il 1 dicembre dello stesso anno il primo e unico manifesto di fotografia neorealista in Italia. Negli anni successivi si aggiungono alla compagine Nino Migliori, Luciano Ferri, Gianni Berengo Gardin e Bepi Bruno.
L’esperienza neorealista del GFNF attiva l’avventura pionieristica di “Friuli Fotografia”, che dal 1989 diventa “Spilimbergo Fotografia”, designazione poi identificativa della rassegna espositiva leader del CRAF.
Nel corso dei primi anni di attività, tra il 1987 e il 1993, numerosi convegni, workshop, corsi post diploma contribuiscono a consolidare la liaison Spilimbergo – Fotografia. L’acronimo C.R.A.F. (Centro Ricerca e Archiviazione della Fotografia) discende da una lettera inviata nel 1987 dal fotografo Italo Zannier all’allora sindaco di Spilimbergo Vincenzo Capalozza.
Nella lettera Zannier forgia questa precisa denominazione, attribuendo con preveggenza un “tema regionale” al Centro, e configurandolo come organismo dedicato alla ricerca, riproduzione, studio, catalogazione, archiviazione del patrimonio fotografico del territorio.
Spilimbergo diventa un luogo consacrato per eccellenza alla fotografia, destinato a confermarsi punto d’incontro, ricorrenza annuale per fotografi e operatori del settore ricalcando analoghe esperienze di matrice europea.
Il 13 luglio 1993 viene ufficialmente costituito il CRAF, riconosciuto dalla Regione come archivio fotografico e centro di documentazione. La legge regionale dell’11 agosto 2014 riconosce al Centro la funzione di “polo di riferimento per le attività di ricerca, studio, raccolta, censimento, archiviazione, conservazione, digitalizzazione e valorizzazione”.
La fototeca ha oggi in deposito circa 500.000 fotografie tra positivi e negativi. Sono presenti numerosi dagherrotipi, albumine, cartes de visite, positivi su lastra e album ottocenteschi. La biblioteca è invece costituita da un corpus di 10mila monografie e 50.000 numeri di periodici specializzati, alcuni di elevato valore storico e di estrema rarità.