All'interno del filone relativo ai "maestri del XX secolo", il m.a.x. museo di Chiasso propone una mostra antologica dedicata a Dario Fo artista. L'occasione prende spunto dalle celebrazioni volte a ricordare i dieci anni di riapertura dello storico Cinema Teatro inaugurato proprio il 22 settembre 2001 dopo un attento restauro.
Il Centro Culturale Chiasso propone così un particolare evento a tutto campo (spettacolo, mostra ed incontri) capace di presentare il percorso artistico del celebre premio Nobel per la letteratura (1997); autore, scenografo e regista che adotta la pittura come principale mezzo espressivo.
L'esposizione, articolata su due sedi, m.a.x.museo e SpazioOfficina, mostra oltre duecento opere fra cui diversi materiali inediti, arrivando fino alla produzione artistica più recente (2011). Opere ad olio di grande formato, affiancate da studi in matita, bozzetti, disegni policromi, litografie, arazzi e collage – alcuni dei quali esposti per la prima volta -, che permettono di comprendere l'articolata ricerca artistica e il pensiero del maestro Dario Fo nel corso di sessantacinque anni di intensa attività. Il percorso antologico inizia dal periodo della formazione avvenuta negli anni '40 all'Accademia di Brera sotto la guida di grandi maestri quali Achille Funi,
Carlo Carrà, Giacomo Manzù e Marino Marini di cui Fo ne subisce un forte fascino, per passare poi alla conoscenza diretta di Pablo Picasso, all'influenza del metafisico Giorgio de Chirico o a quella del visionario Marc Chagall.
L'intero iter artistico di Dario Fo è vissuto con sperimentazioni autonome e risultati singolari che tengono conto anche delle esperienze europee del post modernismo. "Nella mia vita – afferma Dario Fo – ho disegnato e dipinto in tutte le forme e con tutti i mezzi. Molto spesso mi chiedono dove io trovi il tempo e la voglia di dipingere e disegnare e immancabilmente rispondo: In ogni momento! Soprattutto quando mi trovo in grande allegria, ma anche quando vado in crisi perché non riesco a rendere chiaro un progetto, oppure mentre scrivo un testo… Lo ripeto spesso: se non possedessi questa facilità naturale del raccontare attraverso le immagini, sarei un mediocre scrittore di testi teatrali e narrati"; (intervista a Dario Fo, 31 luglio 2007).
Nella sala video del museo sono visibili dei filmati che propongono un percorso "ragionato" sul tema autobiografico riferito al particolare rapporto di Dario Fo con la pittura, riletto attraverso le sue rappresentazioni
dedicate agli artisti quali Raffaello, Correggio e Giotto, in un format inedito, elaborato appositamente per il m.a.x.museo dal regista Felice Cappa.
Al primo piano inoltre troviamo -sempre nell'ambito di questa mostra-, una sala dedicata all'attività di Max Huber in relazione alla grafica per lo spettacolo e la particolare collaborazione sviluppata con il musicologo Roberto Leydi. Una felice coincidenza ha permesso, nella Milano del secondo dopoguerra, la conoscenza diretta fra il grafico Max Huber con Dario Fo.
Presso l'attiguo SpazioOfficina è invece esposta, in maniera suggestiva, una selezione di bozzetti per fondali, burattini, pupazzi in "disequilibrio permanente" e un importante focus dedicato ai disegni realizzati per la sua compagna di vita e di scena, Franca Rame.
La mostra, ampliata, in una versione complementare, sarà allestita nell'autunno 2012 presso la Civica Galleria d'Arte Moderna di Udine, Casa Cavazzini, recentemente ristrutturata nel centro storico del capoluogo friulano. Il sodalizio fra le due città di confine vuole anche sottolineare la vivacità culturale che le ha caratterizzate -in questo ultimo decennio-, nel progetto del ridisegno identitario. L'esposizione é appunto curata dal direttore dei Musei Civici di Udine, Marco Biscione e da Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x.museo di Chiasso. Accompagna l'esposizione il catalogo riccamente illustrato e pubblicato dalla casa editrice d'arte Mazzotta di Milano.
DARIO FO
la pittura di un narratore
Dal 23 settembre 2011 al 15 gennaio 2012
Chiasso, m.a.x.museo e SpazioOfficina
Catalogo e mostra a cura di Marco Biscione e Nicoletta Ossanna Cavadini