Omaggio a De Rocchi – Nella Milano degli anni Trenta, tra innovativi fervori e sguardi al passato, tra le vie della città e i caffè culturali, spicca la nuova visione di un gruppetto di giovani che tempo prima erano impegnati nelle aule dell'Accademia di Brera. Non si sono mai definiti protagonisti di un vero e proprio movimento, non hanno mai avuto un manifesto, ma per qualche anno le loro idee e il loro modo di dipingere il mondo hanno trovato linee comuni. Un primo termine identificatorio del gruppo è stato 'romanticismo impressionista', sostituito da 'chiarismo' nel 1935 per voce di Leonardo Borgese seguito da Guido Piovene. Milano, la città che ha fatto da sfondo a questa realtà culturale, ha voluto rendere omaggio all'arte di Angelo Del Bon, Cristoforo De Amicis, Umberto Lilloni, Adriano Spilimbergo, Renato Vernizzi, Goliardo Padova, Oreste Marini e molti altri. La figura di spicco, mai presentata al pubblico in maniera così esaustiva, è però il saronnese Francesco De Rocchi. L'artista, scomparso proprio a Milano nel 1978, viene ricordato attraverso le sue più significative fasi creative e nella sfera più intima e personale dal ricordo della figlia Pier Rosa De Rocchi.
Milano, 22 novembre 1930 – Una data simbolo per questi giovani artisti, il giorno di inaugurazione della mostra promossa da Edoardo Persico alla neo nata Galleria Il Milione. Critico d'arte e saggista napoletano, Persico è ricordato come pioniere nel mondo e nel mercato dell'arte contemporanea, non solo a Milano. Suo il merito di aver visto nella produzione di questi cinque ragazzi un valore aggiunto alla pittura di quegli anni, di aver dato loro fiducia. La loro è un'arte neo-romantica che subentra a quella neo-classica del decennio precedente. In quella prima esposizione erano presenti
Del Bon, De Amicis, De Rocchi, Lilloni e Spilimbergo. Giovani cresciuti con gli insegnamenti di Alciati: passione per l'Ottocento lombardo, sguardo ai primitivi, attenzione alla luce. "Al primato del disegno vogliono sostituire il primato del colore e della luce – scrive Elena Pontiggia nel testo critico in catalogo – ai valori plastici il senso della superficie, alla sapienza del mestiere il gusto dell'immediatezza, all'oggettività dello stile la soggettività della fantasia. Perchè per loro il quadro non è costruzione, come pensa Sironi, ma emozione".
All'epoca del caffè Mokador – Opere tra le più emozionanti di ogni protagonista sono ravvicinate nelle prime sale della mostra, a partire da Il taxi rosso di Renato Birolli a Ritratto di un ragazzo, Luciana e Nudo verde, dei primissimi anni '30 realizzate da Luigi Broggini. Una luce nuova è descritta in queste sculture del varesino Broggini, sia nella materia bronzea che nel gesso, ma in particolare nella maestria tecnica nella lavorazione della ceramica di Nudo verde, uno dei capolavori dell'artista. Opera simbolo, scelta come sorta di manifesto del gruppo è Lo schernitore (1934) di Angelo Del Bon, opera con cui vince il Premio Principe Umberto alla V Sindacale Lombarda. Un ritratto d'atleta che si pone in netta contrapposizione con i ciclisti futuristi, con il mito della velocità e della forza. L'energia è dettata dalla personalità dei singoli artisti: "La pittura di Del Bon può essere chiara, chiarissima e pur è lacerante", scrive nel 1942 Raffaele Giolli.
La forza della luce – Il chiarore nelle tinte, la lucentezza delle atmosfere e la pacatezza dei personaggi, sono elementi comuni a queste opere degli anni Trenta. Una tecnica che si avvicina a quella antica dell'affresco: la resa del chiarore sulla tela è data dall'utilizzo del fondo ancora umido al momento della stesura del colore; un metodo di lavoro questo utilizzato da molti di questi personaggi.
"Diventai pittore pian piano" – Francesco De Rocchi è tra i protagonisti forti del gruppo. Saronno, la città in cui nasce nel 1902, Cislago, paese in cui si trasferisce nel 1930 con la moglie e Milano, dove trascorre l'ultima fase della sua vita, sono gli sfondi in cui De Rocchi colloca i suoi ritratti dal vero, i suoi personaggi, le sue vedute e le scene del quotidiano. L'artista guarda con infinito amore alle figure di Gaudenzio Ferrari, Vincenzo Foppa, Masolino e Bernardino Luini, rivolgendo lo sguardo ai capolavori del passato tra Saronno e Castiglione Olona. La delicatezza di questi maestri, unita all'ammirazione per lo stile degli impressionisti francesi, danno vita alle opere di De Rocchi. Una vita dedicata alla passione per la pittura e la musica, unita alla professione di insegnante anche a Brera.
Unico modello – Il vero è l'unico modello di stile e unico possibile soggetto da ritrarre per l'artista: "Non so rinunciare al vero", dichiarava. L'unica e insostituibile verità, ciò che si vede e che l'aria che si respira, come i quadri degli anni Trenta che ritraggono la semplicità della vita dei campi, la dolcezza delle contadine, la vita di tutti i giorni a Cislago. Una visione della realtà che si concretizza ancor più dal 1930 quando incontra a Milano Edoardo Persico e condivide con altri giovani la sua arte. Nel 1936 De Rocchi vive nella metropoli lombarda, la sua nuove modella è l'Accademia di Brera e il fermento che si respira nel nelle vie e nei locali frequentati da artisti e letterati. Dall'Autoritratto del '24 al Nudo controluce concluso nel 1977, la carriera di De Rocchi è ben descritta in mostra; i suoi 'colori dell'aurora', come vennero definiti stupisce e coinvolge l'osservatore trasmettendo la carica della semplicità, nulla di più vero.
'IL CHIARISMO. OMAGGIO A DE ROCCHI Luce e colore nella Milano degli anni trenta'
dal 16 giugno al 5 settembre 2010
VISITE GUIDATE
Aster: 02.20421469
info@spazioaster.it
BIGLIETTI: Intero € 8,00
Ridotto € 6,50 – Ridotto scuole € 4,00
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