Si obbietterà che mancano i fondi per investire in tale senso: ma quanto si è speso finora di soldi pubblici per costruire “mostri” come l’inutile Palaghiaccio, le passerelle dei Cinque Ponti, la nuova ed abbandonata caserma di via Bellini??? Per la conservazione di larga parte di tale patrimonio architettonico, se di proprietà privata, non servono nemmeno fondi: solo volontà politica, regole precise da rispettare ed incentivazioni ad operare interventi di recupero che siano seri e scrupolosi.
Gli Enti (Comune, Soprintendenza) hanno per primi il dovere di tutelare con idonee regole e vincoli tali beni culturali (perché di questo si tratta quando si parla di architetture storiche) affinché non vengano persi dalle future generazioni, oltre che di far conoscere ai cittadini quanto di importante si cela ancora oggi nelle vie e nei vicoli dei nostri centri. Ma serve un profondo cambio di rotta.
Qualunque sia il “colore” della prossima Amministrazione cittadina (la conservazione dei valori storici-artistici-ambientali “dovrebbe”, almeno teoricamente, essere “apolitica”), servirà abbandonare le logiche speculative fin qui attuate (che oltretutto non intuiscono nemmeno il valore aggiunto – anche economico – di salvaguardare l’edificazione storica) ed elaborare da parte delle istituzioni un progetto serio per la conservazione dei centri di Busto, Sacconago e Borsano.
Ad oggi, il Piano di Governo del Territorio vigente non è minimamente sufficiente a porre rimedio alla situazione:
– molti edifici di pregio non sono indicati come degni di tutela: edifici civili “antichi” ubicati nei nuclei centrali, edifici liberty (del grande architetto Gambini e non solo), opere razionaliste di epoca fascista, manufatti di archeologia industriale e antiche ciminiere (paradossalmente a Busto, “città delle cento ciminiere” nel secolo scorso, sono tuttora a rischio di abbattimento le ultime testimonianza rimaste!!!!) e perché no, architetture contemporanee di pregio.
– le modalità di intervento ammesse non sono sempre corrette (ad esempio, la possibilità di realizzare piani interrati ad uso box al di sotto di edifici storici, ne comporta inevitabilmente la loro demolizione!!!);
– non esiste né un progetto complessivo per i centri storici né un "abaco" che prescriva le caratteristiche anche degli interventi minimi – partecipati dalla cittadinanza – ma che sono tutt'altro che irrilevanti (tipologie delle aperture, dei serramenti, dei materiali da utilizzare, dei colori, …).
Per fare tutto ciò serve anche un "ingrediente" importante: l'educazione dei cittadini ad abitare e a vivere nel Bello e nella Storia.