Ritorno in grande stile – Nell'ambiente artistico locale Giovanni Oteri è chiamato "maestro". Tuttavia Oteri cerca raramente la visibilità: ogni sua mostra scandisce un preciso periodo della sua vita e nasce da un'esigenza soprattutto interiore, così come interiore è il mondo rappresentato in "Reminiscenze e visioni", in scena dal 22 al 24 ottobre a Villa Bellini, Somma Lombardo.
Questa mostra rappresenta per Oteri un vero e proprio ritorno alla vita, dopo esser sprofondato nel buio delle tenebre a causa della malattia, aver toccato il fondo ed essere risalito. Una rinascita, simboleggiata a livello pittorico da una nuova luce che inonda i suoi quadri. Quindici le opere inedite che l'artista ha realizzato nell'ultimo anno e che, insieme ad altre sue opere storiche, andranno a ricomporre e presentare al pubblico quell'universo onirico che da sempre e con grande maestria Oteri riesce ad evocare nelle sue tele.
Sogni rivelatori – Difficile rimanere impassibili di fronte alle opere dell'artista: la sua arte è sì onirica (nelle atmosfere evocate, nella sospensione temporale e spaziale delle scene, nel sentore generale di una dimensione evanescente), eppure i sogni e le visioni tratteggiati da Oteri non potrebbero essere più realistici, perché parlano all'uomo attraverso l'uomo, ne raccontano il dramma perenne nella lotta tra bene e male, tra tormento ed estasi, toccano le sue paure ancestrali e gli antichi dilemmi, ma anche i nuovi
problemi della società contemporanea.
Arte e vita – Su quel filo quasi invisibile che segna il confine tra realtà e sogno si collocano le opere dell'artista, drammatiche e sconvolgenti in alcuni casi, delicate e poetiche in altri. La sua arte è anche estremamente autobiografica e porta con sé un bagaglio di immagini che si presentano costantemente e che, come sogni ricorrenti, raccontano il cammino percorso fino a qui: i simboli della Magna Grecia, sua terra nativa (è nato a Reggio Calabria nel 1946), la Roma degli anni della gioventù, gli elicotteri dell'Agusta, dove lavora per 30 anni, i paesaggi mediterranei nel suo soggiorno in Libia. Nei suoi quadri si confondono e si amalgamano ricordi del passato, sentimenti di oggi e visioni di un mondo ultraterreno: immagini fluttuanti immerse in un'atmosfera impalpabile, quella sostanza di cui sono fatti i sogni.
sostituiscono colori tenui, giocati spesso sui toni del viola, puntualmente invasi da una luce bianca, simbolo di una vita che rinasce. Non manca mai di stupire, invece, l'incredibile padronanza del disegno, quel tratto così vivido ed espressivo con cui Oteri rende alla perfezione l'anatomia del corpo, dà forma alle sue donne conturbanti, simbolo erotico e al contempo muse ispiratrici. Due i grandi maestri a cui Oteri è e sarà sempre debitore: Giorgio De Chirico, di cui ha frequentato lo studio negli anni della giovinezza a Roma, e Renzo Vespignani. "Da De Chirico ho appreso il senso dell'arte, l'importanza del rispetto delle regole: mi permetteva di assistere alle sue lezioni, ma dovevo rimanere in silenzio e osservare. Vespignani è stata una guida, ha inciso profondamente sul mio tipo di ricerca".