Busto Arsizio – La scrittura è un mezzo di espressione e di comunicazione esclusivamente umano, uno strumento di relazione sociale strettamente legato alle tradizioni culturali dell’epoca e del luogo in cui si vive e dunque in grado di rivelarci molto del soggetto che scrive e del suo tempo. La grafologia guida all’osservazione della scrittura attraverso una tecnica ben precisa privilegiando un approccio globale al grafismo. In tale contesto di studio ogni elemento della scrittura, anche quello in apparenza più insignificante, non presenta un valore fisso e rigido e non vive mai isolato, ma si dispiega interagendo con tutti i segni che sono presenti all’interno del suo ambiente grafico.
Grafologia: una scienza empirica
A differenza di quanto taluni possano ancora pensare la grafologia non ha alcunché di magico e di occulto. Trattasi piuttosto di una scienza empirica che fu oggetto di studio da parte di filosofi e curiosi fin dall’antichità, da Aristotele fino a Svetonio per arrivare ai giorni nostri ed essere considerata una vera e propria disciplina di studio che può supportarne efficacemente altre. Passato antico e storia breve se si considera che si deve attendere fino al 1871, anno in cui l’abate Michon fondò la Sociètè Francaise de Graphologie, per dare corpo e continuità agli studi e alle osservazioni su questa materia. Dalla Sociètè Francaise de Graphologie, tuttora attiva, si sono sviluppate numerose correnti e scuole di pensiero e la grafologia ha iniziato ad essere studiata con continuità ed anche in Italia sono nate importanti ed eccellenti scuole.
Un linguaggio silenzioso
Attraverso il linguaggio silenzioso della propria specifica scrittura ogni individuo esprime e manifesta la parte più intima di sé, quella che non tutti percepiscono osservando le manifestazioni esteriori della personalità. Caotica, ordinata, curiosa o concentrata: il grafologo, considerando il solo tracciato della grafia, studia e mette in luce importanti elementi del carattere di chi scrive. Lavora libero da condizionamenti visivi ed emotivi, quasi esclusivamente seguendo il percorso della scrittura, le sue evoluzioni, il suo modo di occupare la pagina e di espandersi collocandosi nello spazio, il dinamismo dei gesti e dei segni che la rendono unica e riconducibile a una determinta persona e solo a quella.
Cervello e mano
Trascurare la scrittura manuale soppiantandola con l’utilizzo di sistemi informatici, come sempre più spesso accade nella nostra società, è oltremodo rischioso. Questa attitudine tutta contemporanea non fa che ridurre e frustrare le nostre capacità e le nostre possibilità espressive, facendo venire meno quel legame fondamentale tra gli stimoli provenienti dal cervello e la loro diretta manifestazione nel movimento del braccio e della mano. Non solo, così facendo si perde il contatto sensoriale tra le diverse superfici su cui si scrive e le loro specifiche caratteristiche. Sono sempre più frequenti i casi di chi, fin dai primi momenti dell’apprendimento, ha trascurato la scrittura manuale a favore dell’utilizzo di supporti informatici, al punto da rendere necessario l’intervento di un rieducatore della scrittura che aiuti ad acquisire questa importantissima risorsa espressiva e culturale.
Il carattere tra le righe: l’esempio della firma
Già la posizione della firma alla fine di una lettera può dire molto sul nostro rapporto con gli altri. A destra è sinonimo di socievolezza e di necessità di entrare in relazione con il mondo esterno, al centro denota una certa costrizione nello slancio verso gli altri e un freno all’entusiasmo, mentre la firma posta a sinistra esprime una sorta di disagio nei confronti della società e dell’ambiente circostante. Onde, aste, svolazzi, segni, segni involontari, inclinazione e posizione hanno grande importanza nella grafologia; anche la stessa scelta della penna con cui decidiamo di mettere nero su bianco è un indicatore importante di quello che ciascuno di noi, inconsciamente, è spinto a rendere visibile e a comunicare. Preferire una matita, un pennarello o una sottilissima penna a sfera rappresenta già di per sé un dato di estrema importanza e decisamente significativo.
La parola abbaglia e inganna perchè mimata dal viso, perché la si vede uscire dalle labbra e le labbra piacciono e gli occhi seducono. Ma le parole nere sulla carta bianca sono l’anima messa a nudo.
Guy de Maupassant, Il nostro cuore
M. Giovanna Massironi