Busto A. – Paolo Pejrone è un architetto anche se si definisce un giardiniere. Allievo di Russell Page lavora in tutta Europa e il suo nome è conosciuto sino in Arabia Saudita. Dal 2000 tiene rubriche su Tuttolobri “lo Specchio” Ville e Giardini, “clorofilla” su La Stampa e sul mensile Gardenia.
Da libraia posso assicurarvi che è il giardiniere più autorevole e letto in Italia. Cerco di “rubare” dall’introduzione delle sue Storie di slow gardening quello che il libro ha da suggerirvi.
L’autore ammette che, non ha soluzioni nel cappello, ne pretese deduttive, ne ansie di mostrarsi come paladino di una mentalità nuova.
Resta fedele figlio dei suoi tempi e nascendo nel 1941, in Piemonte, possiamo dedurre che trafficando con le piante, da più di settant’anni, osserva, sperimenta e intuisce in modo molto pratico e concreto. Cerca di usare quasi sempre il condizionale, come del resto gli hanno insegnato i suoi generosissimi mentori. Soprattutto ha imparato, suo malgrado, a non prendersi troppo sul serio: il giardino è un insieme mutevole, tanto più oggi e contraddice spesso le conclusioni alle quali crediamo di essere giunti.
Questi scritti vorrebbero essere un concentrato di dubbi , un generatore di interrogativi, non risolutivi quindi ma utili: accorgersi di quel che sta accadendo nei nostri giardini e valutarlo senza retoriche è il primo passo per impegnarsi nel cambiamento.
Potremmo definire questo libro una specie di viaggio, un viaggio che riassume una vita intera e che vorrebbe testimoniare, in modo empirico e assolutamente non scientifico, le tante conseguenze del famigerato surriscaldamento globale.
Forse (Perhaps) è l’incipit di molti scrittori-giardinieri inglesi e americani e conduce immediatamente il discorso sotto un alone più semplice e sincero.
Un’autentica e intelligente prova di relatività. Fondamentali per la pratica del giardino sono i campi di prova della Royal Horticultural Society, luoghi in cui si sperimenta senza sosta e il dubbio viene visto come elemento rassicurante e non sintomo di ignoranza.
Dubito ergo sum, questa la mia massima di giardiniere. Il dubbio, per me, è il vero generatore della curiosità, ciò che mi spinge a provare e riprovare.
Francesca Boragno