Milano anni '50 – Già alcuni anni fa a Palazzo Reale si tenne una retrospettiva ampia e suggestiva, per l'allestimento, dedicata all'Italia degli anni Cinquanta: il caleidoscopio della reinassance sociale, produttiva, culturale del paese, attraverso le sue forme simbolo, le sue icone universalmente riconosciute, le vette di una nazione che si rimetteva in movimento. Fu una sintesi riuscita. Adesso è la volta di Milano a ritagliarsi un suo spazio specifico nella ricapitolazione di quegli anni con una rassegna che si apre in questi giorni a Lione per poi trasferirsi prossimamente a Lainate nella storica Villa Litta.
I simboli culturali – Milano rifiorisce dalle macerie della guerra grazie all'industria, alla comunicazione, all'arte, alla moda; mettendo a posto, rimettendo a posto i suoi simboli culturali per eccellenza, la Scala, Brera, Palazzo Reale, innanzitutto, ma confermando anche il suo primato già evidente prima del conflitto nel campo dell'editoria, della grafica, della fotografia, dell'architettura.
Il contributo degli Introini – Ed è proprio nel campo specifico del dibattito architettonico che entrano nel merito padre e figlio Introini, invitati dai curatori a fornire un contributo mirato. Titolare di un famoso studio di architettura il gallaratese Vittorio Introini ha compilato un saggio riassuntivo sulle figure teoriche di spicco di quel quindicennio cruciale tra il '45 e il '60. "Un momento di grande interesse teorico – scrive Introini – in quel periodo fu avviato il processo di revisione dei dogmi modernisti". Un momento in cui, continua, "si contrapposero barriere di diversa origine: la nascente speculazione edilizia, gli interessi economici in contraddizione con le indicazioni culturali, le istituzioni accademiche consolidate su posizioni di retroguardia".
La Milano delle torri – Ma fu anche quel momento, il periodo in cui Milano sotto l'influenza di Ernesto Nathan Rogers, seppe avviare i contenuti del Movimento Moderno, sotto il cui ombrello crebbero figure come Aldo Rossi, Vittorio Gregotti ed altri non estranei ad un dibattito filosofico che a quell'ora aveva in Ludovico Geymonat ed Enzo Paci i referenti principali. Nasce la cultura del grattacielo, la Torre Velasca è del 1959, del grattacielo Pirelli (1956-1960) di Giò Ponti, della Torre al Parco di Vico Magistretti ancora più antecedente, insieme ad altri interventi nel tessuto urbano e periferico.
Lo sguardo fotografico – Di questi aspetti, in particolare, si occupa invece l'occhio fotografico del figlio, Marco Introini, cresciuto alla scuola della fotografia del paesaggio antropizzato e dell'architettura urbana. Sue, tra gli altri, le documentazioni visive dei testi architettonici di quegli anni. Che hanno fatto della Milano dell'arte, del design, del cinema anche la capitale della sperimentazione urbanistica.
L'après-guerre à Milan
Salle d'Exposition – Manufacture, Université Jean Moulin Lyon
6 – 21 mars 2008