Castellanza – “Come forme di luce” è il titolo dell’antologica di Giancarlo Pozzi che si è aperta a Villa Pomini e che celebra due importanti ricorrenze: il bicentenario di palazzo Brambilla, sede dal 1921 del Comune, e gli ottant’anni dell’artista castellanzese.
Oltre cento le opere esposte e distribuite sui tra piani di Villa Pomini dove è allestita la grande mostra che segna i punti fondamentali di studio e di ricerca dell’artista, oltre agli ultimi lavori realizzati in occasione dell’evento. Filo conduttore, la poesia, elemento che contraddistingue l’ispirazione e la narrazione di Pozzi che qui, nella produzione più recente, prende forma dalle parole di Roberto Sanesi e Pablo Neruda, quest’ultimo amato dall’artista in particolar modo, come testimoniano le dieci incisioni dedicate alla poesia “Terra tradita”. Tra sculture, incisioni, ceramiche, tempere e acrilici eseguiti nei diversi anni, spicca l’opera più recente, un grande quadro (200cm x200cm) intitolato “Avrei voluto dire….” che raccoglie la sintesi della vita e dei pensieri di Pozzi.
” Ognuno di noi nella vita avrebbe voluto dire o fare cose che poi – spiega l’artista – per diversi motivi, non ha potuto realizzare… Ho rappresentato un personaggio inondato dalle lettere in volo di un alfabeto sopra le quali, strisce di carta svolazzanti, intendono indicare i pensieri che si liberano nello spazio”. Un’opera che assume i connotati di un “diario”, il racconto di un vissuto presente dove, rivelazioni, intime inquietudini, parole taciute e sfoghi emotivi dell’artista, di carattere chiuso e taciturno, si manifestano. Una sorta di confessione, di liberazione. Parole e lettere di un alfabeto segreto che volano fluttuando nello spazio. Spesso nell’opera di Pozzi si incontrano elementi , forme e fili, sospesi, che si muovono liberi. Come un inno alla libertà.
” Sono sedotto da tutto ciò che vola, – dice – soprattutto dal vento, che amo dipingere. In particolare mi attraggono le foglie che si staccano dai rami e che, come in una danza, si lasciano trasportare fino a toccare terra. Soffi di magia che creano movimento nelle affascinanti evoluzioni che disegnano tra spirali e vortici. Nella leggerezza, le foglie si lasciano cullare e tutt’intorno diventa musica e silenzio. Trovo molta poesia in questi momenti, sensazioni che cerco di trasmettere nei miei dipinti. Bisognerebbe apprezzare di più il silenzio e la solitudine, cercando di captarne tutta la bellezza e l’armonia , per conoscere e scoprire il proprio carattere, se stessi e i pensieri più profondi”…
L’opera di Pozzi, maestro dell’incisione, è abitata da elementi aniconici in movimento a volte sparsi e solitari, altre volte calamitati verso un orizzonte, altre volte ancora pare esplodano come in un tripudio di colori e luce al quale è chiamato chi osserva. Un richiamo alla riflessione, all’abbandono del reale per volare tra scenari onirici ma sinceri e pregni di emozioni. Elementi luminosi, evanescenti che “Come forme di luce” iniziano un proprio viaggio in piena libertà. La mostra, curata Luigi Cavallo e Oretta Nicolini, rimarrà in calendario sino al 6 gennaio 2019. Orari: venerdì e sabato 15-19, domenica 10-12.30/15-19. Ingresso libero. Catalogo in mostra.
E.F.