Continua il nostro "incontro ravvicinato" con i giovani del Concorso indetto dalla Galleria Ghiggini: Alessandro Carnevale, Veronica Cestari, Maura Ghiselli, Narjes Ghorbani, Lucia Guadalupe Guillén, Irene Lupia, Juan Eugenio Ochoa, Adua Martina Rosarno, Adrian Santamaria de la Cruz e Matthias Sieff.
Intanto fioccano voti online sulla pagina del nostro sito. Ancora per qualche settimana saranno pubblicate le opere dei finalisti, dando modo a tutti voi lettori del nostro settimanale di far parte della giuria interattiva i cui voti decreteranno il vincitore del Premio Artevarese, che avrà la possibilità di realizzare una mostra personale sulle pagine del sito.
"Dovendo definire la mia ricerca – racconta
Irene Lupia (Catanzaro 1994) artistica, l'unico aggettivo che per ora trovo adatto è: silenziosa. In uno scenario in cui si è sempre accompagnati da un vociare frenetico, caotico e frettoloso, cerco quella sensibilità, attenta e silenziosa, che presuppone un ascolto e una presenza, l'esserci". Una ricerca quindi rivolta ad avere un contatto con il reale, "sono disegni in cui
non c'erco di imitare la realtà così com'è, ma solo di evocarla tramite piccoli tratti. il tutto nasce in un miomento di solitudine, silenzio, quasi di preghiera legata ad una spiritualità interiore a stretto contatto con la natura". Gli istanti diventano silenzio, contemplazione e preghiera, per cogliere tutta la natura, nei suoi grandi spettacoli così come in ogni suo piccolo elemento. In quegli stessi istanti in cui l'uomo, l'artista, è inserito, l'eterno prende vita tramite il suo gesto, la sua mano, il suo pensiero, in una dimensione in cui il tempo diviene una concreta esperienza interiore.
Lirica Analitica non è solo il titolo dell'opera presentata da
Juan Eugenio Ochoa (Colombia 1983) ma un programma di lavoro portato avanti negli anni, un modus operandi. "Il mio impegno artistico verte su un processo di creazione molto tradizionale rispettando i principi fondamentali della pittura a olio. La stratificazione pittorica ottenuta con la sovrapposizione di linee e
velature, corrisponde a una procedura manuale che proprio nell'atto di ricostruire la realtà, trova il modo di distaccarsene. La tela diventa cosi uno spazio di trasformazione costruttiva in cui l'immagine, anziché trovare una nuova identità, afferma il suo carattere mutevole, la sua "vita" paradossale e la sua natura di "fantasma", sfuggente e inafferrabile. Lirica-analitica è un universo composto da soggetti che rasentano il surreale senza mai distogliere l'attenzione dalla realtà".
La ricerca di Adua Martina Rosarno (Cinquefrondi 1990) "vuole esercitare la ricostruzione di una memoria naturale: ogni paesaggio fa parte di un ricordo frammentato, quel ricordo presente ma che temi sparisca da qui a poco. Una componente che gioca un ruolo di fondamentale importanza è l'emotività che coinvolge il soggetto nel momento del ricordo e dell'elaborazione. Il metodo di stesura del colore vuole invitare l'osservatore ad osservarsi e – di conseguenza – a indagare sulla propria natura interna. Le mie opere, nonostante siano troppo impegnate a ragionare silenziosamente su loro stesse, parlano, raccontano e probabilmente, soffermandovici, scoprireste che in ognuna di esse c'è qualcosa che parla anche di voi, di un vostro ricordo, felice o triste che sia, di un posto prezioso che vi appartiene ma che avete messo da parte, poiché penso che la memoria sia – al di fuori di tutto ma anche di niente – una delle doti più notevoli dell'uomo".
Le opere presentate da Adrian Santamaria (Valencia 1988) "nascono dal ricordo di un momento singolare, ricreandosi come sensazioni, stati d'animo profondi e sentimenti del momento vissuto. Un modo di rincontrarsi con l'esperienza del momento che abbiamo già vissuto avendo come unico obbiettivo il godimento edonista della pittura e realizzare, compulsivamente, nuove realtà, diventando la memoria di quel istante di piacere sperimentazione nella realizzazione dell'opera. Non è importante il risultato finale dell'opera se non il cammino e con lui le azioni che ci hanno portato alla conclusione, a sua volta, principio di un nuovo stato da rappresentare. Definiremmo come il meglio, la cuspide dell'opera, la tavola, quel momento e i più oggetti che rimasero con le impronte e i gesti del processo che ci portò alla realizzazione delle opere".
Passionale, espressionistica, plastica. La ricerca artistica portata avanti da
Matthias Sieff (Cavalese 1982) si basa sullo studio del corpo femminile e maschile ed è caratterizzata da un'interpretazione forte e personale. Le figure, erette, hanno di frequente capi leggermente girati verso l'alto, un torace voluminoso che è sorretto dalle gambe. Spesso le sue figure non presentano le braccia perché tutto ciò che devo dire, l'essenziale, è già presente. Le
figure sono molto statiche e stabili. Sono caratterizzate da una costruzione tettonica dove ogni singolo elemento sorregge ed è sorretto, così come un edificio, costruito piano su piano. Tutte le figure presentano pertanto una costruzione basata sull'incrocio di assi orizzontali e verticali. Talvolta per evidenziare maggiormente l'asse orizzontale le figure vengono rappresentate con le braccia aperte. Le opere vengono sempre cromate con colori molto coprenti e brillanti, in modo che anche la superficie esterna assuma la sua importanza, quasi fosse un abito. Utilizzo sempre materiali che diano una spiccata durabilità nel tempo.
Ricordiamo che la Premiazione Finale è prevista in Galleria Ghiggini per sabato 27 giugno, ore 17:30.
Le votazioni online proseguono invece fino al 26 giugno!
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