Vieni che ti porto un… Piccio – "É un'emozione grande avere nella nostra piccola città un dipinto originale di Giovanni Carnovali, il noto artista soprannominato il Piccio (piccolo, in lumbard)". Carolina De Vittori, presidente dell'Associazione Amici del Piccio e convinta più che mai della necessità del rilancio della figura del grande pittore, accoglie il pubblico al Teatro Sociale di Montegrino Valtravaglia, borgo natale dell'autore che seppe innovare, da dentro, la pittura del XIX secolo. "L'iconografia del dipinto – prosegue la studiosa – è quella di "Flora", ninfa bellissima cinta di fiori, dea della fioritura dei cereali e delle altre piante utili all'alimentazione, compresi vigneti e alberi da frutto, ma anche dea della primavera". Sabato 10 aprile, per chi c'era, è stata una ghiotta opportunità per ammirare un autentico capolavoro. E senza biglietto d'ingresso.
L'intima libertà dell'arte – "Anche colui che fu, in certo
a Montegrino V.
senso, il più grande critico e detrattore del Carnovali, vale a dire Pasino Locatelli, dovette ammettere che il Piccio fu artista unico nel suo genere e concentrato nella sua sperimentazione, lontano dalla maniera tradizionale di colorire. I suoi erano colori ripresi dal vero, la sua era una pittura libera e di tocco". Carolina De Vittori ha introdotto l'ospite della mattinata: Andrea Rognoni, storico dell'arte e direttore della rivista "Idee per l'Europa dei Popoli". "Quella del Piccio – ha spiegato Rognoni – è un'arte che nasce e si alimenta dall'osservazione diretta della natura. Essa è forse l'unico esempio di intima libertà dell'arte romantica italiana dai vincoli accademici. Il Piccio giunge a trasfigurare la "presa diretta" della realtà attraverso il dissolvimento della forma nel colore". Un grande anticipatore di quella che diventerà la marca stilistica predominante della Scapigliatura Lombarda.
Pittura lombarda ma con tante influenze – "Occorre – ha chiosato Rognoni – recuperare le radici locali e la ricchezza tutta lombarda della pittura del Piccio, un autore noto che, tuttavia, non smette mai di stupire e non si esaurisce nella sua ricchezza di spunti, soggetti iconografici, ricerche pittoriche". Al cospetto dell'opera autografa del Piccio, Carolina De Vittori ha presentato una carrellata di diapositive per illustrare il percorso biografico e d'arte del grande autore, dai ritratti ai paesaggi che influenzarono, con la loro sensibilità e con le pennellate mosse e "non-finite", la pittura dei maestri contemporanei e futuri.
Dietro il portone, lo spazio domestico – E la giornata é proseguita con un'altra preziosa opportunità: quella di ritornare fra le mura della casa natale del Piccio, a due passi da quel busto monumentale che, oggi, lo ricorda nel cuore della sua Val Travaglia.