Rancate (Mendrisio – Svizzera) – Immaginatevi l’arte prima e dopo l’apocalittico avvento della fotografia. La visione reale di ciò che avete immaginato la otterrete visitando la mostra “Arte e arti. Pittura, incisione e fotografia nell’Ottocento” che dal 20 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020 sarà allestita nella Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate a Mendrisio nel Canton Ticino.
La mostra, a cura di Matteo Bianchi con la collaborazione di Mariangela Agliati Ruggia ed Elisabetta Chiodini, indaga il contesto, gli eventi, gli artisti dell’epoca e le conseguenze su pittura e scultura, dell’invenzione tecnica che, più di ogni altra, ha cambiato irreversibilmente l’arte e la sua storia.
Un mezzo che ha reso l’opera d’arte tecnicamente riproducibile e, divenuto esso stesso arte, ha generato la società dell’immagine in cui tutti viviamo. «Sono entrate le macchine, l’arte è uscita…sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile» disse Paul Gauguin pensando che l’arte potesse creare mentre la fotografia potesse solo meccanicamente riprodurre: un pregiudizio, comune a quei tempi, che si rivelò errato dando origine ad un nuovo modo di rapportarsi al reale, che molti artisti seppero far loro.
La mostra
Propone un confronto tra fotografie, dipinti, incisioni, disegni, libri, permettendo di ricostruire il processo creativo seguito dagli artisti snodandosi su un doppio binario: una “linea” riservata ai dipinti, una parallela alle fotografie originali e numerosi inediti da collezioni private.
Si possono ammirare opere di artisti attivi tra Arras e Barbizon: Daubigny, Desavary, Dutilleux e Théodore Rousseau, allargandol’indagine sull’italiano Fontanesi e sulle eliografie di Millet.
Uno dei nuclei più emozionanti della mostra è riservato ai cliché-verre, le rarissime “immagini di vetro” realizzate con una tecnica ibrida tra incisione e fotografia, punto di trasmutazione tra fotografia e arte figurativa, di Jean-Baptiste-Camille Corot.
In mostra anche pittori ticinesi e italiani: Luigi Rossi che utilizzò la fotografia come complemento;
Filippo Franzoni che utilizzò la nuova tecnica nella costruzione di autoritratti e paesaggi; il fotografo Luigi Monteverde; Filippo Carcano, che venne accusato dalla critica artistica di un uso “improprio” della fotografia; Domenico Induno che fece dialogare direttamente i personaggi delle sue tele con le fotografie; Federico Faruffini che abbandonò la pittura per aprire uno studio fotografico; Achille Tominetti, Uberto dell’Orto, Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli, che utilizzarono la fotografia come mezzo di indagine sul vero;
le opere e lastre fotografiche originali di Mosè Bianchi e Pompeo Mariani; Francesco Paolo Michetti che utilizzò la nuova tecnica come strumento di indagine e poi come espressione autonoma.
Una sezione della mostra è riservata ai tre artisti della famiglia Vela: ai due scultori – il celebre Vincenzo e suo fratello Lorenzo, specializzato nel raffigurare animali – ma anche a Spartaco, figlio di Vincenzo, interessante pittore.
Un’ultima parte documenta tecniche e strumenti a supporto della riproduzione delle immagini: macchine fotografiche e lastre d’epoca, stereoscopio, ma anche pietra litografica, tavola silografica, rame.
Molte le attività collaterali tra cui:
il contest “FotografArti”;
Il laboratorio “Cliché-Verre“;
il laboratorio “Il segreto dei panorami ottocenteschi”.
Informazioni
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst
CH-6862 Rancate (Mendrisio)
20 ottobre 2019 – 2 febbraio 2020
Catalogo della mostra disponibile
Tel. +41 (0)91 816 47 91
www.ti.ch/zuest
Daniela Gulino