Dodici nomi di giovani artisti provenienti da Lombardia, Piemonte e Canton Ticino, o iscritti presso istituti d'arte e accademie delle stesse aree geografiche. Ecco i finalisti della XI Edizione del Premio GhigginiArte 2012: Francesca Agnelli, Daniele Aimasso, Debora Barnaba, Gabriela Butti, Daniele Duò, Je Dacortona, Raja Khairallah, Francesca Lai, Erika Lecchi, Silvia Mangiarotti, Stefano Ronchi, Julian Soardi.
Sabato 26 maggio, taglio del nastro, in Galleria Ghiggini a Varese, della mostra che permette di vedere e valutare dal vivo i lavori degli autori. La premiazione finale, invece, è prevista per sabato 23 giugno.
Da oggi, aperta on-line la votazione del Premio Artevarese che per il quarto anno consecutivo affianca la rassegna espositiva in Ghiggini.
Per un mese circa, sono quì pubblicate le opere dei finalisti, dando modo a tutti i lettori del nostro settimanale di far parte di una giuria interattiva i cui voti decreteranno il vincitore del Premio Artevarese che avrà la possibilità di realizzare una mostra personale sulle pagine del sito.
Francesca Agnelli (Cantù 1989)
Ingoiare per trasudare eccesso, quell'inghiottire per il solo scoppiare. Spaccarsi, rompersi con violenza e all'improvviso per effetto di eccessiva tensione esplodere, non poterne più, sbellicarsi, essere sovraffollati e cedere improvvisamente. Metamorfosi. Alveari. Formicai. Sciami. Carcasse di animali. La via dei "bestiari", libri di ricette aperti i cui ingredienti sono quei conigli impiccati, gamberi assassini, pipistrelli, galletti spennati, cadaveri su cui si posano le grandi mosche: i grandi neri volanti. Una metamorfosi di carcasse. Carcasse di conigli. Cumuli di segni e gesti che diventano ruderi di corpi ridetti e rinforzati e annullati. Qui resiste quel torturare senza interruzione, quel levare e aggiungere, quel fare e rifare e distruggere e cucire insieme inseparabili, non l'uno dopo l'altro, non l'uno a rimessa dell'altro, ma impassibilmente, perdutamente insieme.
Daniele Aimasso (Vimercate 1986)
L'interesse per la fantascienza, il surreale e il paradosso di Daniele Aimasso risale ai tempi del liceo, con la lettura febbrile dei racconti di Asimov, Dick e Simak. Una filosofia propensa al senso dell'infinito e i vaghi ricordi dei propri sogni, il tutto accompagnato da una ricerca costante di raffinatura della tecnica del disegno. La realizzazione di ogni opera parte dallo scontro tra razionale e irrazionale: la prima fase è la scoperta della materia, grafite pura gettata sul foglio e plasmata seguendo un percorso, un balletto ancestrale sconosciuto alla ragione ma guidato dall'istinto. Da qui segue la realizzazione conscia della macchia, e reinterpretazione razionale di essa. L'inconscio si scontra con il conscio, plasmando improbabili sculture di pietra ancora indefinite, placide e immobili in uno spazio che cerca equilibrio.
Debora Barnaba (Milano 1985)
Girando per musei mi sono accorta che hanno degli angoli, degli scorci, davvero inusuali, attraverso un mondo che viene presentato e mostrato secondo una precisa disposizione degli spazi, come se fossero anch'essi opere d'arte. In queste immagini mi hanno colpito la disposizone austera delle sculture e la finestra aperta verso un cortile pieno di palme. In un museo di Copenaghen di certo non mi aspettavo dio trovare certe piante.
Gabriela Butti (Como 1985)
Ricerco e studio l'imperscrutabile e ciclico divenire che è l'EQUILIBRIO, unione di Teoria e Pratica, commistione di materie naturali e tecnologia, buio e luce, pulsante emozione attraverso le rigorose e fitte maglie scientifico-matematiche. Compenetrazione di frenetica esperienza quotidiana e lento sedimentare interiore, morte e vita. Un ciclico dialogo, un'entropica perpetua trasformazione, da uno stadio liminale all'altro, perché nulla permane uguale nel tempo… Alla precisa e paziente orditura di migliaia di piccoli fori cartacei corrisponde il personale volubile ed entusiastico approccio alla realtà circostante. La matematica organizzatrice di spazi, concetti e tempi diviene viva in impalpabili ed inafferrabili trame luminose, dove l'imperfezione si mostra alter ego necessario all'equilibrio vitale.
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