Se è vero che l'Uomo è distinguibile come tale anche per la sua capacità di abitare uno spazio, due sono allora i verbi legati a doppio filo al concetto di vivere un dato ambiente: COLTIVARE e CUSTODIRE. Ma, sempre più affannati ed occupati ad estremizzare "la coltivazione", ci siamo, con il tempo, scordati della custodia e della cura.
Potrebbe essere questo un primo spunto di riflessione suggerito dalla mostra "Abitare minimo. Una ricerca sull'essenzialità dell'abitare" allestita al MAGa di Gallarate e curata da Paolo Mestriner e Massimiliano Spadoni.
La mostra propone oggetti di ricerca che si presentano come interventi minimi nell'ecosistema del paesaggio, rimandando a un'idea di architettura in armonia con il territorio che la accoglie. Come a dire: un'architettura a km zero e non impattante.
Costruzioni a scala minore si collegano al concetto di sostenibilità, sperimentando nuovi materiali e tecnologie, includendo la questione del corretto e graduale sviluppo economico-sociale. L'architettura minima è intesa come vero e proprio filone trasversale in grado di unire realtà culturali e sociali molto distanti tra loro, sulla soglia fra tradizione storica, manifestazioni "spontanee" e architettura contemporanea.
Ciò che maggiormente colpisce nel concept della mostra è la volontà di problematizzare l'architettura, ri-collegandola a questioni cruciali e contemporanee di ordine sociale, nonché economico e politico.
I progetti esposti sono l'esempio di interventi leggeri sul territorio, dalle dimensioni ridotte e dagli spazi minimi. I lavori di ricerca in mostra si manifestano come
Massimiliano Spadoni
interpretazioni significative e poetiche del paesaggio, nate dal luogo e con il luogo, espressioni della cultura materiale che li riceve. Il che, tradotto, significa che l'architettura torna a dialogare autenticamente con lo spazio che occupa, valorizzando materiali e tecniche costruttive dimenticate o – per falso e consumistico snobismo – considerate di "serie B".
L'obiettivo è realizzare al meglio quel compromesso tra vita e sogno, tra condizioni reali e aspirazioni. Perché "abitare minimo" – al di là delle soluzioni formali, dei progetti che si possono fare – è soprattutto questo: riuscire a dare forma e spazio ai desideri. Minimi, appunto.
La mostra, mettendo a fuoco la dimensione abitativa minima, getta in campo progetti provenienti da diversi studi di architettura internazionali. Inoltre, è presente anche l'intervento di José Barrias, artista portoghese che realizza narrazioni visive attraverso l'utilizzo di varie arti, quali la pittura, il disegno e la fotografia.
"Mentre molti teorici, che non sono forse abbastanza vicini alla vita reale, sono ancora pronti a idolatrare la grande dimensione, la gente pratica del mondo reale e tremendamente nostalgica è pronta a battersi per ottenere, caso mai sia possibile, convenienza, umanità e agilità di gestione della piccola dimensione. Anche questo è un traguardo che ciascuno può, se vuole, raggiungere per se stesso." Ernst Friedrich Schumacher – "Small is beautiful", Londra, 1973
Abitare minimo
Una ricerca sull'essenzialità dell'abitare
Gallarate, MAGA Museo Arte Gallarate
Fino all'8 luglio 2012
Orari: dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 19.30
A cura di Paolo Mestriner e Massimiliano Spadoni
in collaborazione con il Master Paesaggi Straordinari – Politecnico di Milano