Busto Arsizio – La gentilezza ha poco a che vedere, se non proprio nulla, con forme superficiali di cortesia: non è semplicemente la qualità che ci fa inclini ad essere garbati e generosi con i nostri simili. Il suo significato va oltre ed è molto più profondo. Contrariamente a quanto molti credono la gentilezza infatti è una prerogativa delle persone forti che sanno agire senza farsi influenzare, che non devono convincere nessuno e tantomeno dimostrare qualcosa a qualcuno. Persone che sanno essere empatiche e trarne vantaggio sia a livello personale sia sul piano delle relazioni.
Essere gentili fa bene alla salute, nostra e degli altri.
In questi tempi particolarmente incerti la riscoperta della gentilezza, anche attraverso la diffusione di discipline e filosofie orientali, non può che avere risvolti positivi sulla salute e sull’umore non solo di chi la riceve ma anche e soprattutto di chi la pratica. La gentilezza è un’attitudine sicuramente utile a superare molte difficoltà del vivere quotidiano e a mitigare i contrasti e le contrapposizioni, favorendo comportamenti di aiuto, cooperazione e sostegno reciproco. Ma cosa significa veramente essere gentili e che cos’è la gentilezza? La gentilezza secondo il vocabolario Treccani è un insieme di atti, espressioni, gesti di amabilità, garbo e cortesia nel trattare se stessi e gli altri. Dalla prospettiva antropologica la gentilezza è considerata da sempre un collante sociale, uno strumento di coesione che si sviluppa alla base della capacità collaborativa, estremamente importante per l’evoluzione della specie. Ma perché il gesto si ripeta e venga reiterato con spontaneità è necessario che dia in qualche modo soddisfazione a chi lo compie. E allora ecco la risposta scientifica: sembra infatti che compiere atti di gentilezza aumenti la produzione di ossitocina, di dopamina e di serotonina, ormoni implicati nei processi di trasmissione dell’appagamento e della soddisfazione e nei processi regolativi dell’umore. Secondo uno studio della University of British Columbia praticare atti di gentilezza aiuta notevolmente ad abbassare i livelli di ansia sociale e contribuisce ad aumentare la percezione del rapporto con gli altri come positiva, migliorando il benessere psicologico. Uno studio della Yale University sostiene che i comportamenti che favoriscono gli altri senza secondi fini e senza la prospettiva di ricompense, apportano benessere riducendo lo stress e mitigandone gli effetti negativi. Addirittura, la ricerca di Dunn, Aknin e Norton, una delle più citate e famose sul tema, sostiene che spendere soldi per gli altri renda felici.
La rivoluzione gentile
Se essere gentili è utile e vantaggioso per tutti perché nella nostra società prevalgono atteggiamenti arroganti e aggressivi? Probabilmente perché questo tipo di atteggiamento sembra fornire risultati a breve termine. Ma si tratta di una visone miope e superata della storia e dei bisogni dell’uomo che ci ancora ad un sistema che non ha più valide ragioni di essere. La possibilità di scegliere e preferire sopra ogni cosa ciò che davvero è utile e a lungo termine conviene a tutti è fortemente rivoluzionaria. La grande sfida per noi è quella di educarci ed educare i nostri figli a comportamenti che favoriscano la socialità, finalizzati all’ottenimento del bene comune superando la logica della contrapposizione mors tua, vita mea e dell’egoismo per armonizzare le nostre vite in un Noi che superi la contrapposizione Io e Tu.
La gentilezza è una catena che tiene uniti gli uomini. W. Goethe
M. Giovanna Massironi