La Patafisica in libreria – Nel 2002 diede alle stampe il suo "Discorso sull'orrore dell'arte", un libretto scritto a quattro mani con Paul Virilio, una di quelle piccole gioie per bibliofili che si leggono d'un sorso. Lui è Enrico Baj, scomparso il 16 giugno del 2003. Le sue ceneri sono nel bel giardino della grande casa nel Bosco di capra a Vergiate, accanto alla scultura di Alik Cavaliere. Proprio in questi giorni è stato pubblicato "La Patafisica" (ed. Abscondita), a cura di Angela Sanna e con una nota di Roberta Cerini Baj, la moglie che in una recente intervista aveva confessato: "Mi mancano moltissimo le risate che ci facevamo insieme. Quella complicità che ci univa, bastava un'occhiata per capirci. Io non sto male da sola, vivo bene, ma tutto intorno a me è Baj".
Il Patapittore e l'indipendenza del pensiero – Abscondita non poteva essere editore più azzeccato per pubblicare il sentiero artistico e biografico del fondatore, assieme a Sergio Dangelo e Joe Colombo, del Movimento della Pittura Nucleare. L'Abscondita è famosa per la sua raccolta "Carte d'Artisti", tra cui spiccano pagine memorabili quali le "Poesie" di Paul Klee, gli "Scritti e pensieri" di Mario Sironi, gli Aforismi di Brancusi, le "Lettere appassionate" della Kahlo. Niente di meglio per ripercorrere, in 120 pagine circa, l'intreccio creativo del "Trascendente Satrapo e dell'Imperatore Analogico della Patafisica". Aveva studiato al Classico Enrico Baj, per poi iniziare gli studi di Medicina che abbandonò dopo la Seconda Guerra Mondiale a favore della Facoltà di Giurisprudenza (che completò diventando avvocato) e dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Fu sempre capace di intessere rapporti con poeti e letterati italiani e stranieri, quali André Breton, Marcel Duchamp, Raymond Queneau ed Edoardo Sanguineti. Qui dalle nostre parti, in molti se lo ricordano per essere stato assessore alla Cultura del Comune di Varese nel 1993.
La fantasia oltre le vette – In questo imperdibile libretto,
si sfogliano le ricerche e le conquiste del "patapittore" – come lo definì il poeta Jean-Clarence Lambert -, uno tra i più fervidi seguaci di Alfred Jarry e della sua Patafisica, che volle sposare i contenuti di questa "scienza delle soluzioni immaginarie" portandoli a vessillo del proprio universo culturale. L'irriverenza, l'ironia e il gusto del paradosso costituiscono per l'artista gli "anticorpi dell'uomo contemporaneo contro l'oppressione e la massificazione della burocrazia, dei codici fiscali, postali, telefonici, bancomatici, internettici eccetera". Una sorta di antidoto contro le costrizioni di quest'invidiosa e gretta società. La Patafisica, che Baj riassume col motto di "Imago ergo sum", in opposizione alla razionalità matematica cartesiana, è nello stesso tempo musa e linfa vitale che rinvigorisce la forza dell'immaginazione. E mentre le tipografie regalano questi piccoli tesori e la Fondazione Giorgio Marconi di Milano espone i "Mobili Animati di Baj", (fino al 24 luglio, info: http://www.fondazionemarconi.org/) noi pata-attendiamo e pata-speriamo fiduciosi che qualche Istituzione si ricordi del Maestro, delle sue Dame e dei suoi Generali.