"È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore". Giacomo Leopardi, con questa celebre frase, sembra aver riassunto l'apparente paradosso che caratterizza la vita schietta e umile degli "animi grandi", di quegli esseri umani, cioè, che vivono di meditazione e di speranza, alieni da qualisiasi forma di retorica o di pedanteria, da qualsiasi appettito di fama e di notorietà. Questa sembra anche essere la vicenda umana ed artistica di Ettore Burzi che, nonostante il successo riscosso in vita – le sue opere vengono acquistate da importanti collezioni pubbliche come Ca' Pesaro di Venezia o il Museo d'Arte della Città di Lugano -, è stato in seguito trascurato dagli studi storico-artistici. A settantatré anni dalla sua morte, con la mostra organizzata alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate, gli si rende finalmente memoria.
Personalità versatile – Attraverso un cospicuo numero di opere, la Pinacoteca di Rancate mira a ricostruire e
restituire la figura complessa e ancora quasi sconosciuta al grande pubblico di Ettore Burzi, vissuto tra Venezia e Lugano ma immerso nella temperie artistica europea. La mostra riporta alla luce le opere di questo artista poliedrico che si dedicò non solo alla pittura ma anche all'incisione (puntasecca, acquaforte, acquatinta, monotipie, ecc.) e che si dimostrò aggiornato sulle principali correnti europee, rielaborandone gli spunti e declinandoli in modo originale in emozionanti paesaggi e raffinate nature morte.
Laboratorio ticinese – Con questa esposizione, la Pinacoteca di Rancate, inoltre, conferma il proprio interesse nello studio e nella conseguente valorizzazione dei protagonisti della scena artistica ticinese. Un'operazione condotta con rigore e senza "colpi di testa". Né va dimenticato che l'opera di Burzi costituisce, proprio in terra ticinese, un esempio rappresentativo del passaggio dai canoni stilistici ottocenteschi, alle formulazioni novecentiste, marcate da una più ampia apertura, soprattutto verso il centro e nord Europa. L'autore, che ha operato in un'epoca di passaggio, non è inoltre rimasto immune all'eclettismo di natura provinciale, foriero di tante, fortunate sollecitazioni ed ispirazioni. Stimoli ai quali un artista intellettualmente curioso e disponibile doveva, per sua natura, esser attento. Così, nelle sue tele compaiono l'influenza di Cézanne, dei Macchiaioli, del Liberty, ma soprattutto lo studio della luce e del colore, che sperimenterà in quella che è un'altra sua attività sempre svolta à coté della pittura: l'incisione, rimanendo lontano da leziosità descrittive, sentimentalistiche ed aneddotiche.
La conferma nella biografia – A ripercorre alcune delle
tappe principali della sua carriera, si ha la conferma di una vita essenziale e sinceramente votata all'arte. L'attività di Burzi può essere suddivisa in due periodi: quello veneziano e quello luganese. Sebbene sia nato il 16 gennaio 1872 a Budrio, nei pressi di Bologna, dove frequenta l'Accademia d'Arte, ben presto Burzi si trasferisce a Chioggia e subito dopo a Venezia, dove risiede sino agli albori del Novecento. Nella città lagunare inizia la sua carriera artistica, che sarà costellata da numerose presenze in città italiane, dove nelle numerose esposizioni alle quali partecipa ha occasione di confrontarsi con l'opera di protagonisti della pittura italiana dell'epoca: Marius Pictor, Segantini, Previati, Nomellini o Giulio Aristide Sartorio. Ed è proprio la particolarità delle origini di Burzi, della sua formazione e degli esordi, che si muovono tra Bologna, Venezia e Roma, a conferirgli un'interessante specificità. Tra il 1901 e il 1902, Burzi fissa la sua dimora a Lugano, dove espone talvolta con i pittori Edoardo Berta e Pietro Chiesa e diventa membro attivo della Società Pittori Scultori Architetti Ticinesi. Intanto le sue presenze espositive diventano internazionali: nel 1904 presenta, fra l'altro, a Palazzo Strozzi a Firenze, otto tele di grande formato, le Canzoni veneziane. Influenzato dalla pittura nordica (Arnold Böcklin), espone di frequente nella Svizzera tedesca e in Germania, inserendosi pienamente, con il passare degli anni, nel milieu culturale tedesco di Lugano. L'artista muore nella sua casa di via Montarina il 28 marzo 1937, circondato dall'affetto della moglie Clara: sul quotidiano "Popolo e Libertà" un anonimo sottolineava che "se per il passato fu un romantico, seppe ultimamente liberarsi dalle strette pastoie della scuola e offrire una serie di luminose visioni esuberanti di ricerche e di palpiti. Viveva piuttosto ritirato e non ebbe molti contatti con i nostri artisti".
ETTORE BURZI (1872-1937)
Pittore europeo tra Venezia e Lugano
dal 14 marzo al 23 maggio 2010
Pinacoteca Züst – Rancate (Mendrisio), Canton Ticino, Svizzera
Orari: 9.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00; chiuso lunedì (festivi aperto)
Visite guidate su prenotazione, anche fuori orario
Tel. +41 (0)91 816.47.91; decs-pinacoteca.zuest@ti.ch; www.ti.ch/zuest
Mostra e catalogo a cura di Mariangela Agliati Ruggia e Ottorino Villatora,
con il contributo critico di Paolo Blendinger
Coordinamento: Alessandra Brambilla