Milano – Alla Fondazione Stelline si è aperta Extinction, il nuovo progetto inedito dell’artista Max Papeschi composto da tre capitoli. il primo di questi, Extinction. Chapter one mette in mostra cinquantaquattro sculture in terracotta e quattro video installazioni rielaborate dall’intelligenza artificiale, che raccontano in forma parodistica il tema della guerra e dell’impoverimento culturale.
L’artista, insieme a Flavia Vago e Michele Ronchetti, si è divertito a giocare sul labile confine tra vero e falso, utilizzando la comunicazione stessa come opera d’arte integrata nella mostra.
Extinction. Chapter one è il primo capitolo di un progetto più ampio e articolato che a partire da gennaio si svilupperà in luoghi e tempi diversi.Ogni capitolo rappresenterà i nuovi dati emersi dal “messaggio terrestre originale”, estrapolati come in uno scavo archeologico digitale e ricreati per essere fruiti dal pubblico alieno, esattamente come succede sul pianeta Terra per lo studio di popoli antichi di cui si hanno poche notizie, come nel caso degli Aztechi, di Mesa Verde o di Creta. Ogni nuovo capitolo rappresenterà, sempre in chiave ironica, uno degli aspetti più assurdi della nostra civiltà.
«Diffondere il più possibile, attraverso l’arte, la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani – come sottolineala curatrice – è l’obiettivo ambizioso e potente di questo progetto, in un momento storico così complesso in cui assistiamo quotidianamente a scene di guerra e a un massiccio impoverimento culturale. Extinction.Chapter oneaffronta il tema dell’estinzione della razza umana e dei rischi reali che stiamo correndo, evidenziando i paradossi e la complessità del nostro vivere, i punti deboli delle società moderne. Un incubo collettivo dal quale Papeschi ci esorta a uscire e ribellarci, mettendoci davanti a scenari futuri –conseguenza di quelli attuali –e lanciando un monito sul nostro avvenire. Un invito alla consapevolezza e a un cambio reale di direzione».
Il fil rougeche che unisce tutte le sfaccettature del progetto è l’ispirazione cinematografica. L’art direction di Flavia Vago, insieme all’allestimento scenografico di Giovanni Musica, si rifà al film Alien. Il percorso espositivo è un vero viaggio verso la scoperta di un mondo ignoto, come nel film di Ridley Scott. Il light design,che ricorda l’interno della Nostromus e il sound design realizzato a partire dal suono originale di alcuni pianeti del nostro sistema solare, fanno sprofondare lo spettatore in un’atmosfera surreale e onirica, eppure atrocemente familiare. Si rimane incantati e atterriti al tempo stesso, mentre si cammina tra le fila dell’esercito alieno o ci silascia trasportare dalle immagini elaborate da AIIO.
Per creare un ponte di collegamento con la sua produzione precedente, composta da collage digitali che in questa mostra sono totalmente assenti, Papeschi utilizza due mezzi per lui nuovi e opposti: da una parte la materia classica, in questo caso la terracotta, con cui realizza l’intero esercito di gnomi; dall’altra, impalpabili dati digitali, con cui sono realizzate le opere tridimensionali in computer animation, rielaborate dall’intelligenza artificiale AIIO grazie alla collaborazione con Michele Ronchetti.
L’esposizione presenta anche le installazioni: Zwergen Dämmerung e Snow White Overdrive. La prima, letteralmente “il crepuscolo dei nani”, è un esercito di 54 statue alte 1,80metri, i cui corpi sono quelli dei fieri guerrieri di terracotta di Xi’an, mentre le teste sono di banali nani da giardino. Quasi un fermo-immagine in cui sicristallizza questo momento storico, basato su due temi principali: la minaccia della guerra e l’impoverimento della cultura.Il fatto che il primo ritrovamento della civiltà aliena sia un esercito è emblematico e ci racconta di una civiltà in perenne conflitto. Gli eventi attuali, oltre a confutare Fukuyama e la sua idea di fine della Storia, proiettano l’ombra lunga del fantasma della Terza guerra mondiale sul nostro pianeta. Queste antitetiche cariatidi, in cui si mescolano irrimediabilmente “alto” e “basso”, ci ricordano anche un altro tipo di distruzione, quella legata all’impoverimento culturale. “Quando il sole della cultura è basso all’orizzonte, i nani hanno l’aspetto di giganti”, citandoKarl Kraus.
A concludere il percorso espositivo, l’installazione video-immersiva Snow White Overdrive mostra i processi di elaborazione dell’intelligenza artificiale AIIO,nei quali si potranno vedere le diverse versioni delle opere sviluppate dall’algoritmo.
La mostra, da Stefania Morici lallestita negli spazi di corso Magenta sarà aperta al pubblico da martedì a domenicadalle 10 alle 20, fino al 19 febbraio.
Cenni biografici
Max Papeschi (Milano,1970) approda nel mondo dell’arte contemporanea alla fine del 2008, dopo un’esperienza da autore e regista in ambito teatrale, televisivo e cinematografico. Ha realizzato oltre sessanta mostre personali e partecipato a un centinaio di mostre collettive in giro per tutto il mondo. Nel 2014 è uscita in Italia la sua autobiografia “Vendere Svastiche e Vivere Felici”,edita da Sperling & Kupfer (Gruppo Mondadori). Ad aprile 2016 ha inaugurato a Milano il progetto culturale-umanitario “Welcome to North Korea”, il cui tour mondiale è tuttora attivo. È questo un vero e proprio precedente artistico realizzato in collaborazione con Amnesty International, che unisce arte digitale, performance e installazioni in un’operazione multimediale che, attraverso una fittizia e parodistica propaganda di regime, svela gli orrori perpetuati dal dittatore Kim Jong Un. Numerosi i suoi progettiperformativi e installativi realizzati in Italia e nel mondo per diverse istituzioni pubbliche e private. www.maxpapeschi.com