"E' una mostra da Pac, questa", dice aspettando la stampa, con in mano mazzi di mimose da distribuire allo staff tutto al femminile della Gam, l'assessore alla cultura Raimondo Fassa. E' contento, l'ex sindaco varesino, che da buon filosofo è più che orgoglioso di immergersi nel clima di FilosofArti, promuovendo con palpabile partecipazione una presenza forte come quella di Marcel.lí che del rapporto filosofico tra arte e macchina, corpo e tecnologia fa il suo nutrimento.
"E scusate se è poco" chiosa ironico a fine visita, di nuovo malcelando la soddisfazione per l'altrettanto palpabile adesione di stampa e addetti ai lavori ad un progetto delicato. Costato circa 45mila euro di cui il 40% rimborsato dal finanziamento del progetto I-Net al cui interno è nata l'idea di ospitare il catalano, la mostra odierna è una prova generale. "Una mostra di passaggio – la definisce ancora Fassa – tra la vecchia e la nuova Gam". Delicato, sopratutto, se dimensionato a quell'orizzonte di valori estetici e di fruibilità su cui i responsabili della cultura gallaratese si stanno da qualche tempo interrogando.
E a proposito di nuova Gam, non sono mancati i riferimenti alle polemiche e alle voci dei giorni scorsi. "Nel nuovo museo ci saranno eventi di riflessione alta come questi – specifica l'assessore – ma non mancheranno momenti di qualità, ugualmente alta, per un pubblico più diffuso. Ma, attenzione, sfatiamo il mito: non c'è distinzione tra arte contemporanea e arte antica, se non nella debolezza d'ingegno di chi crea queste contrapposizioni. Citando Croce, tutta l'arte è contemporanea, perchè vissuta nella nostra contemporaneità".
La direttrice Emma Zanella, dal canto suo, si gode i flussi di energia positiva: arriva da una notte quasi in bianco dedicata all'allestimento, percepisce le buone sensazioni che i primi visitatori manifestano; l'aura internazionale e cosmopolita di Marcel.lí contribuisce ad attutire beghe e polemiche. Preferisce soffermarsi sui contenuti dell'esposizione: "Un artista potentissimo, che tocca corde inedite. Bisogna guardarlo senza preconcetti e cercare di comprenderne la capacità di reinventare il linguaggio attraverso il corpo e la tecnologia".
Quanto alle polemiche degli ultimi tempi, bisogna forzarla: "Sono un direttore di ruolo – si limita a dire commentando gli ultimi articoli che l'hanno riguardata da vicino – ho vinto un regolare concorso, ho un ruolo tecnico e non politico, come è giusto che sia. Non mi sento sfiduciata dalle voci, anche se sono consapevole che il mio nome mi porti non solo amicizie".