Samuele Arcangioli cattura il nostro sguardo attraverso quello ipnotizzante dei sui “Felini”. La mostra curata da Debora Ferrari e Luca Traini al momento, a seguito delle disposizioni governative, è chiusa al pubblico ma si può pregustare online, tramite video e foto a cura di Gianmarco Taietti, sul gruppo di Musea Trarari Tipi su Facebook. In collaborazione con Banca Generali Private – dichiarano Guido Stancanelli District Manager e Daniela Parravano della sede di Varese – “testimonia una volta di più la volontà unire alla consolidata esperienza nel campo degli investimenti percorsi originali e fuori dagli schemi tradizionali di fruizione dell’arte, nel segno della migliore tradizione e innovazione italiana. Due leoni s’incontrano: il marchio storico di Generali e la cifra di stile di un artista”.
Samuele Arcangioli, pittore e docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha lo studio a Barasso, alla ex-fabbrica di pipe dove da un paio di decenni ci sono le Officine Creative, spazi ricollocati per laboratori d’arte e musica. Molto stimato in territorio varesino, Arcangioli ha partecipato con dei progetti speciali di Neoludica anche alla Biennale di Venezia e al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, collocandosi a livello internazionale e in recenti progetti dedicati a Lucio Fontana ad Albissola, a Comabbio, al Castello di Masnago.
Arcangioli racconta la mostra e il suo lavoro “La scelta di dipingere felini e grandi felini è fortemente influenzata dall’aver vissuto in Africa. Il mio interesse è rivolto non tanto all’animale in sé ma al suo sguardo da predatore che talvolta è molto simile a quello dell’uomo. In un primo tempo sono quindi approdato al leone, poi anche ai grandi rapaci e ai lupi e quindi ai felini domestici. L’abbinamento con il legno è nato in modo fortuito e le stesse venature mi hanno ispirato a tal punto che spesso il supporto prevale sul mio segno: i miei lavori migliori sono quelli in cui il mio segno si fonde con quello della natura. Il contributo della luce è poi fondamentale: a secondo di come si guarda spesso prevale la venatura o il segno.
Specialmente quando uso materiali di recupero ho il progetto nella testa ma viene fortemente influenzato dal materiale: di solito faccio degli schizzi con il gesso bianco direttamente sul legno che poi si fonde con il resto. Ho sviluppato la serie dei gatti neri nel 2020, un’altra serie riguarda il corpo dei grandi felini. In quest’ultima ho abbandonato lo sguardo diretto ma attraverso il corpo ho lasciato che trapelasse. Il leone è molto particolare perché ho dipinto una parte e ho replicato la stessa sull’altro lato: si chiama infatti “Replicante” perché una parte è esattamente il doppio dell’altra, cosa che in natura non esiste. Per fare ciò ho preso spunto dal logo di Banca Generali che riproduce un leone a metà.
Come dicevo, la mia tecnica prevede un abbozzo con il gessetto bianco che poi scomparirà e si fonderà con l’olio. Quindi utilizzo il carbone: per i primi segni uso la fusaggine, poi una volta tracciata la forma stendo l’olio di lino stemperato con la trementina; poi con le mani, con la pennellessa o con degli stracci vado a bagnare il tutto. Questa prima fase è veloce ma difficile e potrebbe compromettere tutto il lavoro che si lascia asciugare uno o due giorni finché non affiora questa forma “base”. Piano piano vado ad aggiungere poco pigmento sciolto nell’olio e procedo per velature successive. Importante l’asciugatura che dura da quindici giorni a un mese. Un’altra mia caratteristica è l’incisione come tocco finale con un punteruolo o un coltello”.
Pochi segni, quindi, che trasmettono un’incredibile forza nel far emergere la forma e soprattutto lo sguardo degli animali che nello stesso tempo svelano la loro anima e penetrano nella nostra catturandoci come i predatori che sono.
Cristina Pesaro