Il Comune di Faloppio, in provincia di Como a pochi chilometri dal confine, dedica a partire dal 18 maggio una mostra a Felice Filippini, personaggio di spicco – spesso controverso – della cultura ticinese e svizzera del ‘900, poeta e scrittore, ma soprattutto artista, nato ad Arbedo, alle porte di Bellinzona nel 1917 e morto a Muzzano nel 1988.
La rassegna, che presenta una ventina di opere di grandi dimensioni proveniente dalla collezione di un appassionato d'arte da tempo residente in paese, che fu amico di Filippini, si concentra sulla sua ricerca degli anni Sessanta e Settanta e comprende dipinti su tela e su masonite esposte nelle più importanti rassegne tenute in quegli anni.
I temi affrontati sono quelli tipici della sua poetica: le crocifissioni, gli abbracci, la danza, il violoncellista, le tragedie (Auschwitz, il Biafra, ecc.). Non mancano dipinti dedicati ad Alberto Giacometti, conosciuto nel 1965 poco prima della morte, la cui opera ha fortemente segnato gli ultimi decenni della sua produzione.
Personaggio complesso, Filippini: "felice e tragico, oscuro e luminoso" come è "il suo universo" secondo la definizione di Arnold Kohler in apertura del catalogo della mostra "Una vita per la pittura" proposta nel 1982 alla Villa Malpensata di Lugano. Una pittura, la sua, che risale all'espressionismo e che poi si crogiola nella materia e nel segno dell'informale. Il dramma della vita si incontra e si incrocia con la ricerca di un modo palpabile di rappresentarlo e nella pittura informale egli trova gli strumenti ideali, dai grumi della terra ai rapidi
tracciati grafici che spesso si compongono per raccontare.
In tutto il suo percorso (ma diventa insistito, incontrollato e a volte ingombrante dopo gli anni Cinquanta) fondamentale è la ricerca dell'azione dentro la pittura "… io cerco di rappresentare, imprigionare e restituire il movimento. Il movimento – dichiara in una intervista a Claudio Nembrini nel 1982 – per me è tutto, il movimento anche impercettibile, ma che dà vita a un quadro è la mia ricerca di base". E questo intento è talmente perseguito che porta alla fine alla dissoluzione nella forma (lui parla di "scarnificazione") e ad una rappresentazione dove più che i corpi in azione si percepiscono sensazioni forti e si palesano enigmi e interrogativi. La pittura di Filippini è insomma una riflessione continua e una continua ribellione a se stesso ma soprattutto al mondo e alla società nel loro essere, inevitabilmente, fonte di sofferenza e di disagio.
La mostra, curata da Luigi Cavadini, si inaugura venerdì 18 maggio alle ore 21.00 e resterà aperta al pubblico fino al 10 giugno nei giorni di giovedì, venerdì e sabato dalle ore 16.00 alle ore 19.00 e domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00.
Giovedì 31 maggio, poi, alle ore 21.00, nell'ambito della mostra, si terrà un incontro sul tema "Felice Filippini tra arte e poesia" con il critico d'arte Luigi Cavadini.
Faloppio (CO), Chiesa Vecchia di Gaggino
Dal 19 maggio al 10 giugno 2012
Orari: giovedì, venerdì e sabato, dalle 16.00 alle 19.00
domenica, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Informazioni: uessearte, via Natta 22, Como