Un San Giuseppe con bambino (foto a lato) e un Cristo deriso sono state recentamente restaurate, e riportate entrambe a perfetta lettura. Dell'operazione che ha consentito di riportare le due tele del XVII sec. conservate in una parrocchia del Gallaratese ne racconta oggi entusiasta il responsabile, il parroco, uomo di chiesa e sensibile alle cure dei manufatti creati dalla mano e dall'ingegno dell'uomo oltreché delle anime.
Già due anni fa, il buon pastore chiamò a sè esperti del ramo per ridare vita ad un crocefisso ligneo policromo (nella foto sotto), altrettanto segnato dall'usura del tempo e di fatto restitutoci nella sua elegante bellezza. Di questo lavoro di recupero allora venne pubblicato un prezioso volume documentario.
Nell'occasione del restauro delle due tele per il momento non è previsto un uguale lavoro di testimonianza bibliografica. Il compito di riportare alla luce ciò che il tempo e antiche ridipinture hanno nei secoli velato è stato affidato allo stesso team di esperte dello studio Kore di Samarate, Paola Bertaglia, Laura Francabandiera, Daniela Morosi.
"Si tratta di due opere di ottima fattura – spiegano le resturatrici – arrivate privatamente al parroco. Purtroppo prive di documentazione, studi e bibliografia pregressi, così da non poter risalire, al momento, sulla base delle conoscenze disponibili ad un autore certo". Per quanto attiene al primo, tuttavia, il più deteriorato dei due, Laura Francabandiera, l'esperta delle tre in recupero pittorico, ne racconta nel dettaglio i particolari.
"Il San Giuseppe con bambino è un soggetto non diffusissimo. Opera databile intorno al 1630/40, di un autore che certamente ha guardato a Guido Reni, presentava molte ridipinture, alcune addirittura censorie, come quelle nella zona pubica del bambino. Pulendolo, abbiamo scoperto un incarnato delicato. Come strardinariamente delicato il gesto prima quasi illeggibile della mano che accarezza la barba del padre putativo che dà a tutto il quadro l'atmosfera di una accettazione del padre da parte del figlio divino di grandissima tenerezza".
Più luce, una migliore visibilità anche per la seconda tela, databile qualche decennio più tardi. Anonima anch'essa, raffigura in primo piano un Cristo livido, appena coperto da un drappo rosso in primissimo piano di taglio caravaggesco circondato da sgherri deridenti e grotteschi nelle loro deformazioni somatiche. La pulitura ha permesso di far riemergere in particolare il terzo di questi, un moro, dal fondo della scena, quasi completamente oscurato in precedenza.
Nelle intenzioni della parrocchia, in un prossimo futuro, l'idea comunque di presentare le due opere al pubblico in una cerimonia ufficiale.