Da i più è conosciuta come luogo adibito a ricevimenti, matrimoni e feste; ma Villa Buttafava non è solo questo. Nelle sue stanze e nei suoi giardini infatti i visitatori, solitamente invitati a cerimonie, possono ammirare splendide opere d'arte contemporanea, armoniosamente inserite nell'ambiente settecentesco. Grazie all'iniziativa 'Terra arte e radici', questo importante scrigno ricco di preziosi interventi artistici verrà aperto al pubblico. Domenica 11 maggio infatti i visitatori potranno apprezzare le opere solitamente "nascoste" nella Villa di via Trento dalle 15.00 alle 18.00, approfondendo tematiche legate all'arte contemporanea attraverso visite guidate alla villa e alle opere.
Per conoscere meglio la storia della villa e delle opere esposte abbiamo incontrato Giovanni Orsini, imprenditore tessile gallaratese e proprietario di Villa Buttafava, ma soprattutto fine conoscitore ed estimatore d'arte.
Quando ha cominciato a collezionare opere di arte contemporanea?
"In realtà quando ero giovane ho cominciato collezionando arte antica: dopo l'alluvione di Firenze del 1966 era infatti più facile trovare opere a buon mercato. I primi che ho acquistato erano fondi oro, poi mano a mano sono andato verso il rinascimento; successivamente ho letteralmente saltato il Seicento il Settecento e l'Ottocento e mi sono appassionato all'astrattismo storico, grazie anche alla conoscenza diretta degli artisti. Una delle occasioni infatti che mi ha spinto a collezionare opere contemporanee è nata con la rassegna del MAC, Movimento Arte Concreta, mostra del 1984 alla Galleria d'arte Moderna di Gallarate: lì in galleria e frequentando le mostre d'arte contemporanea ho cominciato a conoscere di persona gli artisti, tra cui Reggiani e Pomodoro, con cui ho intrapreso rapporti sia d'amicizia sia professionali (con alcuni di questi artisti infatti ho collaborato nella creazione di arazzi e tovaglie per la mia azienda). Successivamente, con la graduale scomparsa di questi artisti, la mia propensione al collezionismo contemporaneo si è momentaneamente sopita: dovevo infatti individuare un filone diverso che riuscisse a trasmettermi nuove emozioni. Ciò è avvenuto, a partire dagli anni Novanta, dapprima con i poeti visivi e poi con gli artisti Fluxus".
Cosa l'ha spinta a collezionare poeti visivi e artisti Fluxus?
"Ho cominciato a collezionare questi artisti perché non ho mai avuto a disposizione tanti mezzi, quindi ho dovuto puntare su ciò che il mercato no aveva ancora valorizzato: i poeti visivi erano tutti squattrinati, perciò più facili anche da avvicinare; ho conosciuto così, tra i tanti, Luciano Caruso, Emilio Villa e Mirella Bentivoglio: artisti con cui ho un buon legame d'amicizia. Contemporaneamente all'attività collezionistica è stata restaurata l'antica Villa di famiglia del settecento, Villa Buttafava. L'idea iniziale, che si è poi concretizzata, era quella di mantenere questo splendido bene attraverso ricevimenti e matrimoni; io comunque ho cercato di incentivare anche l'aspetto culturale attraverso l'arte. In particolare ho chiamato artisti Fluxus, quasi tutti americani e solo due italiani, per creare delle installazioni site specific nei giardini e negli ambienti della villa: ogni sei mesi un artista veniva a Villa Buttafava e creava un'opera appositamente per essa: il primo è stato Alain Arias Misson con il suo "Osservatorio Shamanico" del 2002; piccole figure rosse (come il sangue) in plexiglas fluorescente salgono e scendono le scale della vita e portano incise su se stesse le caratteristiche della condizione umana: "flesh" (carne) e "agonia". I piccoli omini blu (il colore dello spirito), come dei piccoli Buddha, sagomati in posizione di meditazione all'interno delle lampadine (idee) poste nelle nicchie, formano tre cerchi-màndala: l'Essenza, il Cuore e il Seme; questi, intersecandosi, creano al centro della stele, l'Aurora. A lui poi si sono succeduti altri artisti, tra cui ad esempio Mirella Bentivoglio, che ha recuperato alcune parti del faggio secolare che sorgeva nel parco ed ha plasmato i rami e il tronco formando due figure, un uomo che abbraccia una donna, e Ben Patterson, che da cinque casette appese agli alberi fa provenire le voci della mia famiglia e del personale della villa che narrano la commedia di Shakespeare 'Sogno di una notte di mezza estate'. Oltre agli artisti legati alle correnti Fluxus e Poesia visiva vi sono anche artisti che io avevo già collezionato in precedenza: ad esempio Nino Cassani ed Enrica Borghi".
Quanto conta l'influsso della Gam di Gallarate nella scelta delle sue opere?
"Alla Gam ho conosciuto i primi poeti visivi, gli artisti Fluxus invece li ho conosciuti grazie a Gino di Maggio, gallerista della Mudima di Milano e ad altri galleristi milanesi e non".
Una villa del Settecento accoglie opere di arte contemporanea. Un simile esempio in Provincia di Varese è quello di Villa Panza…
"Ringrazio per il paragone e ne sono lusingato, ma c'è da sottolineare che il conte Panza è stato ed è ormai da più di cinquant'annni un grande precursore e conoscitore dell'arte contemporanea, oltre ad avere mezzi superiori ai miei per poter acquisire le opere. Inoltre io ho già una certa età, mentre Giuseppe Panza ha iniziato a collezionare da molto giovane. Oggi è più difficile riconoscere bravi artisti perché sono molti di più, perciò io mi concentro su quelli che compaiono già nei libri di storia dell'arte, ma ancora poco valutati. Mi piacerebbe comunque che i miei figli portassero avanti la mia passione e si occupassero della collezione, magari costituendo una fondazione in futuro".
A quali artisti è interessato in questo periodo?
"Oggi punto sui Fluxus, perché gli artisti rimasti hanno già ottant'anni e quindi non ho molto tempo per incontrarli…e poi mi piacerebbe riuscire ad ospitare a Villa Buttafava Yoko Ono, che ho incontrato in una sua retrospettiva a Treviso e che mi è piaciuta molto".