La Haunted House (Casa degli Spiriti) è uno degli edifici della distilleria degli anni Dieci del Novecento in cui ha sede la Fondazione Prada.
Nei suoi ambienti interni trovano collocazione le installazioni e sculture degli artisti contemporanei Louise Bourgeois (1911-2010) e Rober Gober (1954), accomunati dall’intento di scavare nei lati più oscuri della psiche umana. Solo tramite prenotazione è possibile accedere alla Haunted House, la cui superficie esterna è stata rivestita di uno strato di foglia d’oro, e conoscere così i lavori di Bourgeois e Gober.
Di origini francesi e poi emigrata in America, Louise Bourgeois fu molto influenzata dai vissuti dell’infanzia, caratterizzata da un sentimento di rispetto per la madre e di conflitto con il padre per le sue continue infedeltà e i suoi comportamenti violenti. La morte della madre, la portò ad avvicinarsi all’arte. Inseritasi nel mondo accademico parigino, dopo aver conosciuto Robert Goldwater, artista newyorchese affiliato all’estetica primitivista, emigrò negli USA, dove venne in contatto coi circoli astratti-espressionisti del tempo.
Si avvicinò alla Scultura come catarsi psicanalitica, con cui restituire attraverso immagini simboliche e violente la relazione tra i due generi, la violazione del corpo, la genitorialità e l’infanzia rovinata.
Tra le opere esposte nella “Haunted House” Single III (1996) tocca il tema dell’ermafroditismo con rimandi anche al mondo mitologico antico. Al primo piano della Casa degli Spiriti troviamo anche Cell (Clothes) (1996), un’installazione di forma circolare costituita da porte poste l’una accanto all’altra e grate di ferro trattato, popolata da sculture e oggetti personali appartenenti alla stessa Bourgeois. Siamo di fronte ad un luogo intimo ed inquieto, come dimostra la frase THE COLD OF ANXIETY IS VERY REAL scritta in rosso e impressa su un tessuto.
Ai piani superiori della Haunted House sono esposte le opere di Robert Gober, la cui ricerca tocca temi quali sessualità, relazioni umane, natura, politica e religione. Lavori storici come Untitled (1993-1994), un’enorme scatola di cereali Farina in mostra al secondo piano, sono esposti insieme a nuovi, come
Untitled (2014-2015), costituito da una grata nel pavimento attraverso la quale si scorge il letto di un fiume. Qui, immerso nell’acqua, vediamo un cuore illuminato e palpitante di vetro, metafisico e romantico. Immagine quasi onirica che ricorda il nuovo film di Aronofsky ‘Madre!’.
Gober, che nelle sue opere vuole forzare una logica visuale come lui stesso afferma, ricorda: “L’idea di ospitare il mio lavoro e quello di Louise in quest’ala dell’edificio è stata di Miuccia, ma ho subito pensato che fosse una buona idea perché ritengo che esista un rapporto di simpatia che lega il mio immaginario al suo e viceversa. Il corpo, l’autobiografia, la storia personale, l’intersessualità e il modo in cui il nostro approccio all’arte genera dal vissuto”.
Concordiamo con Gober, è vincente l’idea di accostare i loro lavori. L’unica pecca è che il visitatore si trova a fruire queste opere, senza alcun tipo di materiale informativo che sia davvero utile alla comprensione dell’arte di Louise e Robert.
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Eleonora Manzo