Il tentativo è quello di dare una rinfrescata all'aria del palazzo. Franco Bandera che, con il fratello Piero, si è trovato in mano la responsabilità di gestire il progetto, il sogno del padre Luigi, non molla e rilancia. La Fondazione che porta il nome di famiglia ha un forte bisogno di ritrovare qualcosa che si è perso per strada. Le nuove strategie vanno in quella direzione
A che punto siamo?
"Stiamo cercando di dare un nuovo allure a questo spazio, per renderlo più visibile. E tramite l'accordo che stiamo cercando di definire con Paolo Zanzi ci auspichiamo un rilancio. Dipenderà molto da quanto riusciremo ad investire, io e mio fratello, ma anche da quanto risponderanno le istituzioni e il territorio".
La famiglia Bandera ci crede ancora?
"Ci crediamo ancora molto, nonostante momenti di sfiducia. E' vero, negli ultimi tempi non sono state fatte cose eclatanti, ma anche quando si sono realizzate cose importanti la reazione della città non è stata sempre all'altezza delle aspettative. Ma non demordiamo: l'iniziativa di portare questa mostra nelle scuole è un segnale della volontà di coinvolgere ancora di più il pubblico".
Che rapporti ci sono con l'amministrazione di Busto?
"Non ci sono grossi problemi. Però il contributo di Zanzi potrebbe essere utili anche per riannodare quei rapporti, che, per esempio, si erano creati anni fa con il sindaco Rosa. L'attuale sindaco Farioli mi è sempre sembrato aperto e disponibile. Credo che possa essere utile a tutta la città che funzioni un centro culturale come potrebbe diventare la Fondazione Bandera".
Quanto investe annualmente la famiglia?
"Domanda indiscreta. Tanto".
Nel passato la Fondazione ha avuto direttori di spessore. Ci sono errori su cui recriminate?
"E' vero ci sono stati direttori capaci, che però hanno proposto in molti casi progetti non recepiti sul territorio in modo giusto. Forse progetti troppo di nicchia che non riuscivano a coinvolgere il territorio".
Cosa ne pensa di questa attenzione alla fotografia?
"Mi interessa un progetto che abbia un filo logico, non necessariamente solo fotografico e credo che anche in questo senso Zanzi sia apero e disponibile".
La Fondazione negli anni scorsi è stata una sponda espositiva all'interno del Baff. Quest'anno?
"Non ci saranno mostre, per la comcomitanza della presenza delle opere di Mc Nally, ma neanche con il Baff ci sono problemi".
Cosa si aspetta da questa nuovo inizio?
"Mi aspetto che ci sia una crescita di visibilità, che venga interpretato come un preciso segnale di cambiamento".