Allestita fino al 19 novembre nelle sale di Palazzo Leone da Perego a Legnano presenta una serie di importanti dipinti accanto a un corpus di disegni di grande intensità.

Ascoltare è forse la “chiave” giusta per entrare in sintonia con le opere dell’artista Franco Marrocco esposte in occasione di questa personale. Oltre i colori infatti sono le atmosfere che trascinano e coinvolgono il visitatore. Si avvertono, nei neri, il fruscio del vento tra i rami degli alberi, i sussurri dei suoni misteriosi del bosco; il crepitio del fuoco, nei rossi violenti e il silenzio cupo nelle tele monocrome dove una luce diafana, quasi trasparente, emana richiami spirituali.
E dopo l’ascolto, lo sguardo indaga tra i segni. Sono linee, impronte che si sovrappongono, graffi che scalfiscono le tele e la carta.
” Questa serie di lavori – spiega l’artista – presenta un percorso pittorico nato come echi di tracce boschive. I segni sono orme di una certa memoria, elementi della natura che si fanno astratti o semplicemente colore. Il mio intento è quello di ricostruire un’immagine, di dare, nello spazio della tela, un qualcosa di concreto, un’altra realtà, per l’appunto. Le linee in sé, potrebbero materializzare anche solo un gesto che, nello stesso tempo diventa forma. La mia è una ricerca che ha avuto, nel corso degli anni, un processo di riduzione non solo dell’immagine ma anche del colore. Questo mi ha portato ad arrivare a una sintesi compositiva che è la mia espressione, la mia pittura”.
Marrocco infatti ha abbandonato la pittura realistica per dedicarsi all’astrazione. Il colore dai toni lirici, piano piano , diluisce la costrizione del racconto e della figura per liberarsi in sovrapposizioni e giochi di trasparenze come evocazioni emotive fino ad arrivare, negli ultimi anni appunto, ad essere il vero tema dell’opera al quale l’artista dedica un ciclo di lavori.
“Nel mio lavoro il colore si mostra attraverso un doppio registro compositivo che è dovuto ai toni che possono essere caldi o freddi, intensi o slavati. Dentro queste alternanze si gioca il discorso dell’intensità luminosa delle tele. Per cui, se nego al colore la sua intensità, tolgo la profondità e la luce. Un po’come l’effetto del sole che a mezzogiorno è accecante e non permette di visualizzare al meglio gli elementi che ci stanno attorno. A volte non possiamo nemmeno guardare…. La luce pomeridiana è invece più morbida e ci permette di misurare visivamente le distanze e le profondità che ci circondano e dare uno spessore. Lo stesso vale anche per le superfici cromatiche delle tele. La dimensione di luce/ombra, di intensità cromatica o di negazione del colore è, in sintesi, una delle ragioni operative della mia pittura”.

Il bosco che Marrocco rappresenta in questa mostra, è spesso attraversato da intrecci di fili e rami aggrovigliati che assumono sembianze di architetture. Un paesaggio artificiale dalle cromie declinate dalle luci di un’alba, di un tramonto, di un sole accecante, di una notte. L’artista ricostruisce la memoria si emozioni e stati d’animo lasciando tracce che compaiono e svaniscono come un’eco….
In mostra, accanto ai dipinti, è esposta anche una serie di grandi disegni appartenenti allo stesso ciclo, “L’eco del bosco”. Carte nelle quali si avvertono ancora più intensi la ricerca, i pensieri e le riflessioni dell’artista.
La mostra, curata da Emma Zanella, (direttore del MA *GA di Gallarat) è accompagnata da un catalogo con testi di Martina Corgnati, Giovanni Iovane e Gianluca Marziani.
Fino al 19 novembre sarà visitabile nei seguenti orari: martedì, mercoledì e giovedì 9.00 – 12.30; sabato 15.00 – 19.00; domenica e 1 novembre 10.00 – 12.30 | 15.00 – 19.00
Per informazioni: T 0331 706011/51/52 www.museomaga.it 

Franco Marrocco artista nonché direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera abbiamo chiesto, inevitabilmente, come le nuove generazioni vivono l’arte in questo particolare, confuso e delicato momento storico….

 

Elisabetta Farioli