Indagini preliminari – Dalla Soprintendenza ai Beni Artistici di Milano è arrivata la conferma. Il restauro della Fuga in Egitto, il dipinto acrilico di Renato Guttuso a fianco della Terza Cappella si farà ed è prossimo. Di più, sono già cominciate le nuove indagini preliminari che dovranno fornire ai tecnici un quadro ancor più dettagliato e aggiornato delle problematiche che affliggono da anni il grande malato.
Cattiva conoscenza dei materiali – La delegata per la zona di Varese per le Belle Arti, Isabella Marelli è prudente ma sufficientemente esplicita: "Sono appena iniziati i primi prelievi stratigrafici che verranno sotto posti ad analisi approfondite. Analisi che probabilmente confermeranno il sospetto che il deterioramento della Fuga in Egitto, le bolle e i sollevamenti ormai chiaramente visibili, siano dovuti ad una cattiva conoscenza dei materiali e probabilmente ai successivi interventi apportati senza l'adeguata consapevolezza. In ogni caso, il progetto più dettagliato del recupero, che insisterà solo sulla pellicola pittorica, si potrà avere solo quando avremo completi i dati".
Due millimetri – Un'infinitesimale prelievo di superficie pittorica, bastano anche due millimetri, sono già stati prelevati dal dipinto sofferente. Basterà questo campione a riscrivere, con le tecnologie più aggiornate, la natura dei materiali costitutivi, le ragioni del degrado. Potrebbe essere sufficiente il piccolissimo frammento ad inviduare le tipologie di intervento corrette sull'acrilico, tecnica e materiale sottoposti a invecchiamento del tutto diverso dai materiali tradizionali.
Sicurezze – Sulla questione del restauro così come quella della successiva urgente soluzione per una definitiva messa in sicurezza da tempo il dibattito è aperto. La Soprintendenza ha sempre avuto le idee ferme su questi aspetti. "Il dipinto deve rimanere dove è stato concepito" questo in sintesi il pensiero che viene dagli uffici di Brera che hanno tuttavia, in questi anni, assunto una posizione altrettanto ferma sulle modalità e sulle qualifiche del restauratore designato.
Intervento problematico – La scelta, conferma oggi la Marelli, è caduta su Barbara Ferriani, proposta dalla Fondazione Paolo VI, di fatto la committenza del restauro, sulla base di un curriculum ineccepibile. Proposta accettata: "La Ferriani è nota non solo a noi ma a tutte le altre Soprintendenze per aver svolto lavori importanti nel contemporaneo e per la sua lunga esperienza. I nostri uffici, che hanno solo la possibilità di approvare o meno un piano di recupero, non hanno avuto dubbi nel sostenere il suo progetto". Al fianco della Ferriani, viste le problematicità dell'intervento, ci sarà anche Antonio Rava, noto restauratore di Torino.