Sono stati gli insegnanti delle scuole superiori di Busto Arsizio e Gallarate, non nuovi a frequentare i corsi promossi dal Dipartimento Didattico della GAM, a sollecitare un corso dedicato alle possibili metodologie di insegnamento dell'arte contemporanea. A fronte dei numerosi problemi di comunicazione emersi con gli studenti.
Se per spiegare l'arte del passato – ad esempio Mantegna – si adopera un certo tipo di "strumentazione" (inquadramento storico dell'autore e del periodo, analisi stilistica e iconografica), evidentemente differente deve essere l'approccio verso l'opera di artisti contemporanei che anzitutto spiazzano il fruitore, lavorando su strategie di comunicazione altre da quelle tradizionalmente riferite all'arte.
Il corso di aggiornamento si articola in due lezioni appunto sul metodo, un'esercitazione pratica presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano (in occasione della mostra di Jannis Kounellis) e una visita guidata alla GAM, durante la quale applicare e verificare le acquisizioni.
Sin dalla prima lezione, gli insegnanti presenti (una ventina) hanno dovuto superare una irriducibile ostilità verso certe manifestazioni dell'arte contemporanea, tutt'altro che rassicuranti e nei confronti delle quali occorre mutare disposizione, per poter sperare di introdurre gli studenti a un mondo espressivo assai complesso.
Si è partiti, con Alessandro Castiglioni, dal pensiero dell'artista tedesco Joseph Beuys, teso in tutta la sua attività a fare dell'arte una "scultura sociale", che provochi partecipazione. Quindi è stata la volta di Jeff Koons, esempio straordinario della molteplicità di fattori messi in campo da un linguaggio contemporaneo estremamente rigoroso, nel quale il trionfo del kitsch diventa tragedia.
Francesca Marianna Consonni ha cercato di raccontare le componenti di un altro artista contemporaneo assai discusso, quel Damien Hirst celebre per le installazioni con animali defunti o con farmaci, che sono meditazioni sulla mortalità. Per finire, ancora una volta in polemica, con il caso "nostrano" – più mediatico che artistico in senso stretto – di Maurizio Cattelan. Il cui Pontefice abbattuto da un meteorite, si viene a sapere che nacque per caso, all'ultimo momento, senza un reale intendimento formale o espressivo.
I relatori hanno giustamente insistito sui livelli di lettura che è necessario attivare nel fruire l'opera di questi artisti, esperienza che non può lasciare indifferenti. Proprio sull'irritazione, sul disagio, sul turbamento o sulla perplessità, occorre fare leva, come reazioni tutte legittime che appartengono alla natura complessa dell'opera.
Opera che si pone al centro del meccanismo della comunicazione, capace di attivare zone oscure della mente, dotata di una struttura formale efficace, da analizzare, a prescindere e a discapito della biografia dell'artista, volutamente sottaciuta dai relatori.
Richiede una grande fatica cognitiva, un lavoro sistematico e appassionante di decodificazione, tanta parte dell'arte contemporanea, che non a caso si è definita concettuale. Che lo facciano i critici e gli addetti, va da sè. Per gli insegnanti e gli studenti, il passo è più arduo. Ma sarebbe assurdo, che la Storia dell'Arte rifiutasse queste acque, inquinate fin che si vuole, che sono quelle del nostro mondo.
Alla GAM, va il plauso per aver recepito un problema reale nella didattica, che il museo deve sapere affrontare e mediare, fornendo nuove ipotesi di lavoro ai docenti.
COME SPIEGARE LA PITTURA A UNA LEPRE MORTA
Corso di aggiornamento sulla didattica dell'arte contemporanea
A cura di Francesca Marianna Consonni, Alessandro Castiglioni e Lorena Giuranna
GAM – Galleria d'Arte moderna e contemporanea di Gallarate