Venezia – La leggenda narra che il gatto sia nato dallo starnuto di un leone annoverando in seguito nel suo albero genealogico antenati quali il Felis Sylvestris Catus di origini europea e il Felis Libyca di deducibile provenienza.
Venerato nell’antico Egitto al punto che, nel secolo passato, fu trovata a Sqqara una necropoli felina contenente oltre 40.000 mummie.
Più prosaicamente per fenici e greci era considerato un eccellente cacciatore di roditori.
Nel mondo romano, ai piedi della statua della Libertà, appariva la sagoma di un gatto.
All’estremo nord Freia, la dea scandinava dell’amore scelse, come suo simbolo, il gatto.
Si potrebbe così procedere per pagine e pagine vagabondando dall’Alsazia alla Danimarca passando per l’Irlanda sino a dirigersi verso il Belgio, arrivando, come descritto ne “Venezia e i gatti, storia, aneddoti, curiosità” (Piero Pazzi, Edizioni Cats Museum Cattaro, pp. 192, Euro 20) alla gatta del Doge di Venezia Francesco Morosini regnante dal 1688 al 1694 e quando essa morì dispose che venisse imbalsamata e conservata sotto teca trasparente nel sua palazzo a Santo Stefano.
Nei primi anni del ‘700 l’antologia “Lagrime in morte di un gatto” annoverava liriche composte in italiano, latino e greco dai massimi letterati dell’epoca.
L’antica famiglia Menor dalla Gatta edificando, nel XV secolo, il loro palazzo dispose nella corte interna una vera da pozzo con un sedile marmoreo nel quale furono scolpiti gatti nell’atto di catturare topi.
Alle soglie del ‘500, nei pressi della chiesa di San Polo venne abbandonato un neonato.
La cesta rovesciata dalla curiosità di un gatto destò l’attenzione di un nobile di passaggio che impietosito adottò il bambino al quale diede nome Antonio Gatto.
Destino volle che il trovatello percorresse la carriera ecclesiastica divenendo poi, nel 1563, parroco della stessa chiesa.
Non poteva mancare la raffigurazione del felino nella “Ducal Basilica”, per l’occasione posto in poco nobile condizione, ai piedi di Giuda.
Procedendo con passo celere, o forse meglio sarebbe con andatura felina, si arriva alla tradizione che vedeva, nel XVII secolo, la presenza del gatto nelle insegne delle farmacie, il tutto documentato dal Codice Gradenigo – Dolfin della Biblioteca Correr.
Dalle insegne si arriva alle cartoline illustrate a loro volta conservate presso l’Archivio Segreto Badoer di Venezia oggi proprietà del Museo del Gatto di Cattaro.
A testimonianza dell’amore riservato al nostro protagonista concorre l’Associazione Gondolieri Amanti dei Gatti.
Ma ai giorni nostri è nella libreria dell’Acqua Alta che gatti di ogni età e razza fanno compagnia ai visitatori mentre curiosano tra libri, volumi e stampe accatastati in affascinante disordine su scaffali, ripiani e all’interno di alcune gondole, li poste in ideale attesa dell’acqua alta.
Venezia e i gatti, storia, aneddoti, curiosità – Piero Pazzi, Edizioni Cats Museum Cattaro, pp.192. Euro 20
Riferimento per l’acquisto. Venezia -Libreria dell’Acqua Alta – Castello 5176. Tel. 041 – 2960841
Mauro Bianchini