![Gli angeli di Guadenzio](/wp-content/uploads/2017/07/734a3d30105e6c19cf9e0fb2867d1018.jpg)
A Saronno l'arte chiama l'arte lungo i secoli. Sembra essere questo uno dei messaggi principali del libro "Angeli Musicanti. Da Gaudenzio a De Rocchi tra lirismo e spiritualità" scritto a tre mani da Pietro C. Marani, Elena Pontiggia e Giulia Mazzoleni. Artisti si confrontano e si richiamano a distanza di tanto tempo. Così l'avventura pittorica di Francesco De Rocchi inizia con quella che egli chiamava "la prima pagina della mia vita d'artista": l'incontro con Gaudenzio Ferrari e con gli angeli musicanti della cupola del Santuario in una visione, all'età di tredici anni, che culmina quasi in un'estasi mistica. E nelle pagine del volume, edito da Macchione, si sfogliano le avventure di vita e di arte di due maestri: del grande pittore di Valduggia che si recò a Saronno, per almeno tre volte nel 1534, per sottoporre il suo progetto di decorazione della cupola del Santuario e dell'artista che esordì nel 1932 con la prima personale a Milano. Gaudenzio e Francesco: lontanissimi eppure uniti da una straordinaria carica inventiva.
La mappatura – Il volume si segnala, oltre che per gli interventi dei tre studiosi, anche per la pubblicazione
![Ricostruzione delle giornate sulla volta del Santuario](/wp-content/uploads/2017/07/acae1acd77e789f2f905941a89309cd3.jpg)
volta del Santuario
inedita di un grafico di Claudio Fociani, fatto eseguire su indicazione dello stesso Marani (che ha diretto i restauri nel 1997). Il disegno segnala con colori diversi le giornate esecutive degli affreschi della cupola: in giallo sono colorate le giornate (se ne contano ben 39) in cui compaiono i volti degli angeli e le teste eseguite, con tecnica liquida e sapiente, da Gaudenzio stesso; in rosa (per un totale di 19 giornate), quelle dove appaiono i volti molto chiaroscurati, ottenuti con pennellate arricciate (probabilmente eseguite dal Lanino); e infine in azzurro quelle giornate (37) dove si riscontrano incisioni tratteggiate date con il manico del pennello e dovute ad un terzo artista.
Regia artistica – A Gaudenzio, secondo questa inedita ed interessante ricostruzione, spetta la supervisione "a macchia di leopardo" su tutta l'estensione della cupola, dando l'avvio alle teste e ai volti degli angeli secondo il suo stile naturalistico e magistrale. Anche le sculture lignee con Dio Padre, l'Assunta, i Profeti e le Sibille,
![Un angelo di De Rocchi](/wp-content/uploads/2017/07/3a08399b3d24f3fc9767b0a69e6f92a0.jpg)
vennero eseguite da intagliatori diversi sotto il diretto controllo del maestro Ferrari fino alla sua morte sopraggiunta il 31 gennaio 1546.
La memoria dell'antico – Capolavoro del maestro piemontese, il Concerto degli Angeli affrescato sulla cupola di Saronno appare condotto secondo un'infinita variazione sul tema del volto e del volo angelico, efebico, colto "di naturale", producendo una serie di angeli musicanti più che cantori che con i loro strumenti forniscono un campionario completo della strumentazione musicale del tempo. D'altro canto, le prime opere di De Rocchi rivelano una radicata ascendenza classica che va dal Luini a Gaudenzio. Questi influssi, precisa Elena Pontiggia nel suo contributo, si avvertono specialmente nella predilezione per le forme vaste, tondeggianti e monumentali. Ma anche cromaticamente De Rocchi attinge al Rinascimento lombardo: guarda alla "maniera grigia" del Bergognone e ai toni bronzei del Foppa, così come alle tinte luminose di Masolino a Castiglione.
E lo stesso De Rocchi, in più di un'occasione, rivelò che gli unici artisti verso i quali provava commozione, erano i primitivi. Scrive l'artista stesso in una nota autobiografica: "Ricordo che appena finite le occupazioni della scuola, la mia gioia era di recarmi a guardare i dipinti della chiesa dell'Immacolata: Luini e Ferrari. Caro ricordo la strada che da via S. Giacomo arrivava al grande viale dove sorge quel santuario".