Il Comune di Milano-Cultura rende omaggio a Giancarlo Vitali e alle sue opere. Il progetto intitolato “Time Out” è stato realizzato con la collaborazione di ArchiviVitali, e la cura di Velasco Vitali, figlio di Giancarlo e anch’egli artista.

Per farlo sono state messe a disposizione dell’artista originario di Bellano ben quattro sedi espositive: la prima è Palazzo Reale che ospita la grande antologica di 200 opere, realizzate in oltre settant’anni di attività, suddivise in dieci sezioni tematiche. Dai primi dipinti degli anni Quaranta, alle opere degli anni seguenti che individuano sempre meglio il suo stile caratteristico, fatto di tocchi rapidi, allusivi, e i suoi soggetti preferiti, la gente comune, amici, contadini, artigiani; ma anche nature morte, scene quotidiane, fiori, animali.La svolta decisiva nella carriera di Vitali arriva quando Giovanni Testori si accorge della sua pittura tanto da dedicargli un articolo sul “Corriere della Sera”, curarne una mostra personale, intitolata “I fasti della pittura”, e diventarne amico. In questo periodo, nascono i dipinti dedicati alle “carni” (animali macellati) chiamato “Il trittico del toro”. La sua pittura si fa ancora più materica, un impasto denso che non separa le figure dallo sfondo ma lascia che sia il colore stesso a modellare i volumi. Da questo momento, Vitali viene apprezzato anche da altri intellettuali italiani, come Carlo Bertelli, Tonino Guerra, Vittorio Sgarbi, Antonio Tabucchi e lo scrittore bellanese Andrea Vitali.

Vitali, le sue tavole incise, i segreti delle terre lariane e il genius loci

Il secondo spazio che Milano dedica a Giancarlo Vitali é il Castello Sforzesco perché qui, nelle sale delle Raccolte Civiche “Bertarelli”, nel 1994, l’artista farà la sua prima mostra di opere grafiche. Nasce un po’ tardi, negli anni Ottanta, la sua passione per l’arte incisoria, ma ben presto Vitali dimostra anche in questa tecnica notevoli capacità espressive, passando con agilità da acquetinte o acqueforti a pittura, come nel famoso ritratto di farmacista. In realtà, al Castello gli spazi a lui dedicati sono due. Oltre alla Sala Bertarelli, anche la Sala Viscontea per la quale il figlio Velasco ha studiato una particolare istallazione.

Terza location è il Museo di Storia Naturale con l’esposizione di fossili e i ritrovamenti geologici dell’area geografica in provincia di Varese, che legano l’artista all’abate Antonio Stoppani, padre della geologia. Bisogna, infatti, sapere che Vitali dedicò proprio nelle stesse sale, nel 1991, una mostra delle sue opere intitolata “Le forme del tempo” per onorare i cento anni dalla morte dell’abate Stoppani, autore, forse un po’ dimenticato, anche del libro “Il bel Paese” sulle bellezze dell’Italia che all’epoca, quando venne pubblicato, trovò una vasta adesione di pubblico che quasi offuscò la contemporanea pubblicazione del famosissimo libro “Cuore” di De Amicis.

Per ultimo la Casa Manzoni, diventata una vera e propria “wunderkammer” grazie al suggestivo allestimento del regista Peter Greenaway. Il cineasta gallese ha voluto trovare una casa autentica per restituire un’intimità domestica alle opere di Vitali e la scelta della casa del Manzoni sembrava appropriata. Greenaway crede nel genius loci: i quadri in casa devono trovare una loro collocazione in mezzo alle suppellettili delle stanze, ai piatti della cena, vivi tra le cose vive, non asettici come in una galleria d’arte. La ricostruzione scenografica del regista ha proprio avuto questo scopo e risponde alla sua visione della vita, sempre in equilibrio precario tra “Eros e Thanatos”. Nell’atrio della casa, il figlio Velasco espone i suoi famosi cani, che realizza in dimensioni naturali, con materiali diversi, lamiera, cemento, piombo, bronzo. Con relativo, e suggestivo, effetto sonoro.

Giancarlo Vitali, uomo

Giancarlo Vitali è nato a Bellano nel 1929. E vive ancora lì. A più di 80 anni, ha smesso di dipingere e guarda alla sua pittura con un certo distacco. Chi ha vissuto tutta la vita per l’arte e sente venir meno la forza, fisica e creativa, per continuare a farlo, ha anche una sorta di ritrosia o pudore a guardarsi indietro. Il progetto espositivo realizzato in suo nome, che prevede la prima grande antologica realizzata a Milano, forse lo lascia indifferente.

E’ una persona semplice che ha vissuto nel suo paese e resta orgogliosamente e ostinatamente legato alla sua terra, anche se nelle sue opere il messaggio che trasmette ha un valore universale. Questo “disincanto etico rispetto alle contraddizioni proprie dell’uomo d’oggi”, come suggerisce Mario Botta, lo colloca ben al di sopra di qualsiasi ambizione celebrativa legata alla sua opera, nell’olimpo dei grandi che guardano ormai con sufficienza alle cose del mondo.

Da ricordare che Skira ha realizzato per questo evento il libro “Time Out” che riporta il percorso espositivo con splendide foto e interventi, monografie e saggi esplicativi (240 pagine, brossura, 39 euro). Le mostre sono a ingresso gratuito ad eccezione della Casa Manzoni (5 euro).

Un’occasione da non perdere.

 

Ugo Perugini