Luigi Piatti, chiamato con affetto Ginetto, è stato un dirigente dell’Ignis, un padre presente e affettuoso e un competente storico dell’arte varesina, critico, polemista con il sorriso. Amava molto l’arte, furono suoi amici Ferriani, Vangi, Pedretti, Bertolio, Aldo Alberti, Marco Costantini e Floriano Bodini. Alla sua paziente opera di ricercatore aggiunse un importante sguardo al futuro, alle giovani generazioni. Basti pensare alla scultrice Paola Ravasio – allieva di Pietro Scampini – o alla restauratrice Emanuela Bertoni.
Ginetto Piatti ha sempre unito alla sua grande passione per l’Arte l’amore per l’Uomo e la sua quotidianità, seguendo con interesse le politiche culturali della nostra Varese e le complesse evoluzioni della politica cittadina.
A partire dal 1998 aveva pubblicato dei volumi dal titolo “Schegge”, che lui stesso presentava come ‘cronache, critiche, intemperanze, commenti buttati giù con amore per l’Arte e per continuare, salvo proprio dove non si può, a riderci su’. Un’idea ricca di quella ironia e quella simpatia che lo caratterizzavano. Le sue ‘Schegge’ sono precedute da un’introduzione dello stesso Piatti, che ben tratteggia la sua personalità: «Sono Luigi Piatti, per gli amici Ginetto. Dopo la nascita feci diverse cose, compreso il dirigente industriale: fu una casualità. Infatti stavo andando in stazione per salire su un treno per Milano- dove avrei cominciato l’attività di giornalista- quando, proprio fuori casa, incrociai un’automobile che si fermò e dal conducente fui invitato a salire. Era il Gran Giovanni Borghi e, ispo facto, mi trovai alla IGNIS di Comerio. Era l’inizio del 1951.
Sempre utilizzai l’Arte per spiritualmente vivere al meglio. Il mio impegno, con scritti e organizzazione di mostre, è ancor oggi un piccolo atto dovuto, di riconoscenza. All’Arte, ovviamente».
Ginetto Piatti, capace di legare la Cultura all’Amicizia, mancherà a Varese.
Chiara Ambrosioni