Faenza – Il valore della manualità, frutto di antica sapienza artigianale coniugato alle innovative tendenze progettuali, è stato da sempre il convincimento che ha animato il lavoro di Gio Ponti.
A tale proposito affermava “Impari le cose fatte con le mani. Nulla che non sia prima nelle mani”.
Al grande architetto, artista e designer il MIC di Faenza dedica “Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967” a cura di Stefania Cretella. La mostra strutturata in quindici sezioni propone oltre duecento opere tra ceramiche, vetri, arredi e disegni.
L’incontro tra Gio Ponti (Milano 1891-1979) e la ceramica avviene subito dopo la laurea in architettura. Nei primi anni venti entra alla Richard-Ginori dove darà vita a un rinnovamento teso verso una nuova idea di déco.
Indimenticabili le cartepeste reali realizzate con i Delmonte, con le Ceramiche Pozzi, con Gabianelli Venini, con Fontana Arte e Sabattini.
A livello editoriale è stato direttore di riviste storiche come Domus e Stile.
A definire i suoi costanti rapporti con artisti e designer è la parte conclusiva della mostra, dedicata anche alle influenze che il suo operato ha avuto su figure come Alessandro Mendini, Ettore Sottsass sino ai contemporanei Pol Polloniato, Diego Cibelli, Bertozzi & Casoni e Andrea Salvatori.
A compimento del ricco e vario percorso espositivo è visibile il film “Amare Gio Ponti” per la regia di Francesca Molteni.
“Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967” – Faenza – MIC, Viale Baccarini 19. Fino al 13 ottobre 2024. Orari: martedì-domenica e festivi 10-19. Chiuso 1 maggio e 15 agosto. Ingresso: intero Euro 14, ridotto Euro 11.
Mauro Bianchini