I luoghi morandiani – Una storia italiana particolare. La vicenda artistica di Morandi e soprattutto la sua vita, i luoghi dove nasce la sua arte, i suoi legami famigliari e lavorativi. La Bologna di inizio Novecento, una casa medio borghese e un piccolo studio in perenne disordine. Un caos apparente, dove gli oggetti, gli stessi che ritroviamo nei suoi quadri attendono di prendere vita, attraverso la pittura. La prima lezione di un ciclo che intende indagare ed approfondire la figura di Morandi tenuta da Maria Mimita Lamberti, docente dell'Università statale di Torino, si è svolta giovedì 30 a Villa Panza. Una conferenza che ha ripercorso l'intera vita dell'artista, partendo dal suo piccolo atelier in via Fondazza. "La consistenza del mondo di Morandi passa attraverso la sua casa, e il suo studio" ha sottolineato la professoressa.
Misura e astrazione – Un uomo alto e magrissimo, anche la fisicità stessa di Morandi influenza la sua arte. Una caratteristica delle nature morte dell'artista è proprio quella di avere un punto di vista diverso dagli altri, una prospettiva dall'alto. Un altro aspetto intrigante del suo fare si trova nelle variazioni delle sue opere. Morandi non è mai un pittore che ripete se stesso. Sui muri del suo studio ci sono gli strumenti di misura: "Lui creava anche veri e propri tracciati sulle sue opere, una sorta di pianta dentro cui architettare le forme" spiega la Lamberti. L'artista riteneva fondamentale l'accostamento e la disposizione degli oggetti nei suoi quadri, al punto di segnare sul pavimento la sua posizione quando iniziava a dipingere. Morandi instaurava un dialogo con i suoi oggetti, creava delle sorte di teatrini muti. Non era un pittore dell'immediatezza, guardava al dato reale, ma poi attraverso un processo di astrazione creava le sue opere.
Inizio provinciale – Morandi era un pittore difficile, caratterialmente chiuso, conosciuto da pochi, legato alla sua città e ad un genere particolare. Un autore misterioso che non ha mai amato mettersi troppo in mostra, parlava di sè attraverso la sua arte. "Un eremita, una monade chiusa a Bologna nel suo studio, era un grande lettore e frequentatore di cataloghi" sottolinea la Lamberti. Sembra difficile credere che l'inizio della sua carriera, che l'avrebbe portato a riscuotere grandi successi in tutto il mondo, sia stato tra i banchi di una scuola elementare bolognese, dove insegnava disegno. Dai primi passi ai primi riconoscimenti pubblici nella Quadriennale del 1939, in cui Morandi allestisce con una mostra personale. Poi lo shock della guerra ed un ulteriore chiusura dell'artista. L'apprezzamento di una nicchia ristretta di collezionisti milanesi e la diffusione delle sue opere all'estero. Un escalation di successi caratterizza poi la vita di Morandi fino al 1964, anno della morte.
Fotografie – La lezione è accompagnata da una serie di fotografie, realizzate nello studio di Morandi. Uno scatto di Hernest List del 1953 ritrae il pittore che fissa i suoi oggetti, gli stessi che lui ha modificato senza cercare una forma perfetta, ma lasciandosi guidare dall'impeto. Una immagine che ha segnato indelebilmente anche la sua fortuna oltreoceano. Poi le immagini tratte da film come la Dolce Vita di Fellini, in cui Mastroianni è fissato con alle spalle una Natura morta morandiana. Come Fellini anche Antonioni ne La notte del 1960 sceglie di introdurre un riferimento all'arte del bololgnese. Segnali decisivi e precisi del radicamento della sua opera nell'immaginario più alto e sofisticato della cultura italiana. Negli anni Sessanta l'artista diventa emblema di un collezionismo d'elitè e le sue opere sono sempre più apprezzate. Un crescendo che corre parallelo ad una dimensione via via più più angosciante e cupa nella sua pittura. L'artista è conscio di essere vicino alla sua fine.