L'enormità del cavallo – Un cavallo. Enorme, più di tre metri. Come un totem, un grande altare dal sapore vagamente geo-mitologico. O una montagna. O qualsiasi cosa possa suggerire. Perché ad interpretarlo non è esattamente, un critico, un filologo, una persona media. A vivere l'esperienza del cavallo saranno dei matti, senza mezza termini, persone raccolte all'interno di una comunità che da anni supplisce alla chiusura dei manicomi, sollevando di queste criticità le famiglie spesso impreparate.
La comunità è quella della Fondazione Bolis, a Bergamo, il cavallo all'anagrafe si chiama Grande Cavallo, e il suo autore è Giorgio Vicentini.
Tutti alla Biennale – E' da anni che l'artista ha rapporti stretti con l'ambiente. A partire dalla fine degli anni Novanta. Ogni stagione un progetto diverso. Che significa ore e ore con uomini e donne che prendono parte ad un progetto di vita, quasi fortunato per le loro condizioni, sotto la tutela del medico, nella piena libertà di operare, di lavorare, di condividere esperienze comunitarie improntate a dinamiche culturali. Il clou di questa collaborazione con l'artista varesino, nel 2005. La presenza in un evento collaterale della Biennale di Venezia di quell'anno. "L'arte dei puri" si chiamava la mostra, di totem indiani dipinti da trenta ex degenti di un ospedale psichiatrico seguendo l'esempio, più che l'insegnamento, di Vicentini. Voluta da Davide Croff, in persona, l'allora direttore della kermesse veneziana.
Caài macc – Per quest'anno la Fondazione Bosis, per celebrare oggi il suo decimo anno di nascita, ha allestito una serie di iniziative, il cui clou è la rappresentazione teatrale "Caài Macc – Cavalli Pazzi" che si terrà presso la Fiera di Bergamo sabato 20 dicembre alle ore 21.00 e domenica 21 dicembre alle ore 17.00, realizzato in collaborazione con la Fondazione Sipario Toscana La Città del Teatro di Cascina (Pisa), una compagnia da tempo impplica e impegnata nel teatro sociale. Uno spettacolo, un work in progress, meglio, in cui i matti, i parenti, il pubblico vengono messi in contatto diretto, senza soluzione di continuità, senza separazione di spazi.
La trascendenza – Il filo rosso sotteso al trattamento artististico del tema della sofferenza mentale, è un agire del corpo e della mente, tra canti, musiche, immagini, a partire proprio da quella classica del cavallo. E qui, in questo non confine, entra in scena la grande opera di Vicentini: un cavallo monumentale, fatto di legno e di altro materiale di recupero. In una dimensione che ne travalica però il significato: "E' la dimensione della trascendenza – confessa Vicentini – quel senso superiore di cui devi essere armato quando accetti di condividere parte della tua esperienza con persone così. Non puoi non sentirlo e non puoi evitare di trasmettere l'idea di qualcosa di sacrale. Un totem o un altare". Una dimensione che ogni caso vibra e fa vibrare i puri. Pittori o attori che siano.