Milano – A un anno dalla scomparsa di Giovanni Chiaramonte (18 ottobre 2023), fra i grandi protagonisti della fotografia italiana contemporanea, il Centro Culturale presenta dal 20 novembre al 18 gennaio 2025, la mostra “Salvare l’ora” dedicata a una delle più particolari e originali raccolte con 70 Polaroid e 70 haiku scritti dal fotografo (forma giapponese di poesia).
Il titolo dell’esposizione “Salvare l’ora”, ideata da Camillo Fornasieri e curata da Elena Pontiggia, prende spunto dall’omonimo titolo del libro edito nel 2018 da Postcart, nel quale Chiaramonte scrive: “gli haiku e le immagini di “Salvare l’ora “nascono da due periodi di malattie apparentemente senza speranza: si pongono come tracce leggere della presenza divina nascosta all’interno di ogni forma e figura che splende nel mondo”
Le Polaroid, formato fotografico assolutamente inedito per l’autore realizzate con una Fuji Instax a sviluppo istantaneo, consentono al pubblico di tracciare il rapporto di Chiaramonte con Dio e mostrano come nell’intimità di quegli scatti egli cercasse il legame tra il particolare e l’essere. Tra memoria e stupore, tristezza e redenzione: nella casa, nei prati comuni, nei bordi abbandonati della città, nello splendore della natura.
La mostra di Giovanni Chiaramonte, nato a Varese nel 1948 da genitori siciliani e arrivato a Milano nel 1961, si apre a una settimana esatta dall’inaugurazione della personale “La geometria e la compassione” dedicata a Ferdinando Scianna, che proprio da Chiaramonte venne invitato, poco più di un anno fa e a nome del CMC, a comporre un’esposizione sulla sua posizione di uomo e fotografo di fronte al grande limite del dolore del mondo.
Come riferisce Camillo Fornasieri, direttore del CMC: “Le due esposizioni sono una straordinaria circostanza umana e culturale che il Centro Culturale di Milano ha voluto unire non per un confronto, ma per invitare il pubblico ad andare al fondo e riscoprire il senso della fotografia nell’amicizia di due fotografi sui temi più radicali dell’esistenza. In particolare, la mostra ‘Salvare l’ora’ vuole sottolineare non solo il linguaggio colto della fotografia di Chiaramonte, ma anche la ricerca spirituale e umana della sua opera, dove l’immagine è meditazione sul senso dell’esistenza”.
Su temi diversi ma speculari i fotografi si interrogano profondamente sull’essere delle cose e dell’uomo. L’amico e poeta milanese Umberto Fiori su “Salvare l’ora” così scrive: “qui si ha l’impressione di avere di fronte un’esposizione lampante della poetica del fotografo…lo sguardo chiama, è una voce”
Se negli Haiku, (forma giapponese di poesia ripresa in Italia da Andrea Zanzotto), sono le cose della natura a campeggiare come “enigmi naturali”, per Chiaramonte a prevalere è la riflessione: tempo, spazio, universo, nulla, pensiero, luce, abisso.
Le Polaroid, che non hanno possibilità alcuna di intervento prima e dopo lo scatto, riflettono le comunanze con il grande amico Luigi Ghirri (proprio una delle foto è a lui dedicata) e provengono da interni ed esterni di Milano, Berlino, Postsdam, posando lo sguardo sull’esserci delle cose, sulla memoria, i legami, gli oggetti più inerti e insignificanti in uno splendore di colori, una linea cha va da Kértesz a Ghirri.
Le figure degli Haiku di Chiaramonte che accompagnano “Salvare l’ora” e che si trovano negli scritti in mostra accanto alle immagini, nascono dall’ascolto che l’infinito dà allo sguardo, mostrando come per lui il tempo del contemplare fosse importante e necessario quanto il silenzio interiore.
Chiaramonte in queste polaroid e nei suoi scritti ha rivelato la parola che tace al fondo delle sue immagini. Una parola che si sporge oltre sé stessa, cercando il proprio limite. Cosa c’è, oltre quel limite? “Dove il pensiero/Si interrompe in frantumi/Inizia l’altro (haiku di Giovanni Chiaramonte).
Contemporaneamente alla mostra “Salvare l’ora” al Centro culturale di Milano, dal 16 novembre 2024 al 9 febbraio 2025 Giovanni Chiaramonte è protagonista anche al Museo Diocesano di Milano con l’antologica dal titolo “Realismo infinito”, già svoltasi al Monastero di Astino di Bergamo nel 2022 e sempre curata da Corrado Benigni.
La mostra sarà visitabile sino al 18 gennaio 2025. Orari al pubblico: da martedì a venerdì 9.30 -13 / 14.30-18; sabato e domenica 15 – 19. Chiuso per festività nei giorni 24, 25, 26, 31 dicembre e 1° gennaio. L’inaugurazione è in programma il 19 novembre alle18.30 su invito.
Cenni biografici
Giovanni Chiaromonte è nato nel 1948 a Varese da genitori di Gela; comincia a fotografare alla fine degli anni Sessanta, operando per la ripresa della forma figurativa, seguita alla stagione astratta e informale. Per questo nel 1978 insieme a Luigi Ghirri nasce Punto e Virgola, prima casa editrice dedicata alla fotografia e alla sua storia.
All’opera di Luigi Ghirri dedica e cura personalmente la mostra “Nostalgia del futuro. L’immagine necessaria” che si inaugura al CMC a pochi giorni dalla sua morte di Chiaramonte avvenuta il 18 ottobre 2023.
La sua fotografia risente del pensiero di R. Guardini, H.U. von Balthasar e in quella della Chiesa d’Oriente incontrata in A. Tarkovskij, O. Clément, P. Evdokimov.
Dal 1983 collabora alla rivista “Lotus International” e alle mostre internazionali curate alla Triennale di Milano, dove nel 2000 realizza col Centro Culturale di Milano e i poeti e scrittori De Angelis, Rondoni, Doninelli, Raboni la mostra “Milano Cerchi della città di mezzo”, curata da Pierluigi Nicolin.
Partecipa alle mostre del CCA di Montréal, tra cui Asphalt e Rooms You May Have Missed.
Espone in tutto il mondo e per ben cinque volte alla Biennale di Venezia, l’ultima delle quali nel 2013. Al CMC presenta nel 1999 con Joel Mewerowitz la mostra “Eventi umani, eventi urbani”. Nel 2005 l’Università di Palermo gli conferisce la Laurea honoris causa in Architettura. Nel 2010 è presente all’Expo di Shangai con “Nascosto in prospettiva”, mentre l’anno successivo è nominato Accademico Benemerito dell’Accademia di San Luca (2021).
Ha insegnato Storia e Teoria della Fotografia allo IULM di Milano, alla Facoltà di Architettura di Palermo e al Master di “Forma” a Milano. Durante la sua carriera ha pubblicato oltre 100 volumi.