C’è tempo fino al 25 febbraio per visitare la mostra “Lucio Fontana. Ambienti/Enviroments” allestita presso l’HangarBicocca e organizzata in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana.
L’esposizione, curata da Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolì, dimostra una volta di più che non possiamo limitarci a definire Lucio Fontana (Rosario, Argentina, 1899 – Varese, 1968) come l’artista dei tagli e dei buchi, ovvero di quei Concetti Spaziali che lo hanno reso celebre.
Affascinato dal cosmo e consapevole dei nuovi orizzonti prospettati dalle scoperte scientifiche dell’epoca, Fontana ha investigato i concetti di materia, spazio, luce, vuoto utilizzando i materiali più diversi. Quali? Non solo ceramica, gesso, cemento e vernice, ma anche neon, luce di Wood e pittura fluorescente. Nei suoi Ambienti Spaziali, nove dei quali sono stati ricostruiti in occasione della mostra, l’artista ha unito pittura, scultura e architettura al fine di superare la concezione statica della forma plastica e di creare uno spazio esperibile e percorribile dal visitatore.
L’elemento esperienziale e ludico è, infatti, al centro di Lucio Fontana. Ambienti/Enviroments: i visitatori entrano in stanze ricostruite in base alle misure originarie (ricordiamo che gli Ambienti Spaziali sono sempre stati smantellati e distrutti al termine delle esposizioni per cui erano progettati), provando in prima persona uno sfalsamento percettivo dello spazio. Particolarmente efficaci e stranianti il primo e il secondo Ambiente spaziale: “Utopie” nella XIII Triennale di Milano. In un caso lo spazio presenta un pavimento ondulato coperto da una moquette a pelo rosso, nell’altro l’ambiente è costituito da un condotto interamente dipinto di nero e con all’interno una parete curvilinea.
In mostra, rispettivamente in apertura e chiusura del percorso espositivo, sono presenti anche due interventi ambientali di Fontana: la struttura al neon per la IX Triennale di Milano (1951) e Fonti di energia, soffitto al neon per “Italia 61” a Torino (1961). L’arabesco luminoso di oltre 100 metri di tubi al neon è stato originariamente progettato per IX edizione della Triennale di Milano e l’utilizzo di questo elemento in ambito artistico può essere ricondotto alle sperimentazioni dell’artista argentino Gyula Kosice (1924-2016), tra i primi a incorporare il neon in scultura. L’intervento ambientale che chiude la mostra era stato realizzato per il Padiglione Fonti di Energia all’interno dell’Esposizione Internazionale del Lavoro tenutasi a Torino per il Centenario dell’Unità d’Italia. L’opera consisteva in una struttura luminosa composta da tubi al neon blu e verdi, sospesi e disposti su sette livelli secondo diagonali convergenti e divergenti in una sala a pianta ottagonale le cui pareti erano rivestite con pellicola di alluminio specchiante.
Perché visitare Lucio Fontana. Ambienti/Environments? Perché c’è tutta la ricerca portata avanti dall’artista che dilata lo spazio, gli fa perdere i suoi limiti grazie al buio o alla luminosità accecante. È lo spazialismo, bellezza.
Lucio Fontana. Ambienti/Environments
A cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolí
fino al 25 febbraio
Pirelli HangarBicocca, Via Chiese 2, 20126 Milano
T (+39) 02 66 11 15 73
info@hangarbicocca.org
da giovedì a domenica 10-22
da lunedì a mercoledì chiuso
INGRESSO GRATUITO
Eleonora Manzo