Chi è Otto Monestier?
Figlio di Clito, pittore del periodo liberty e illustratore per la “Domenica del Corriere”, e di Ottorina Chiarandini, Otto Monestier nasce a Milano il 26 ottobre del 1918.
La madre muore dopo il parto per la pandemia di “Spagnola”. Il padre lo affida alle cure dei nonni materni e poi all’Istituto Pavoniano “Artigianelli” di Milano. Otto Monestier frequenta la scuola d’arte Beato Angelico e si diploma a Brera. Svolge l’attività di educatore e insegnante fino al 1948. Lasciati gli “Artigianelli” lavora come grafico pubblicitario ed illustratore. Si sposa nel 1952 con Enrica Bartezzaghi dalla quale ha quattro figli. Nello stesso anno è assunto dalla Rizzoli Editore di cui diventerà direttore artistico. Nel 1962 si trasferisce da Milano a Induno Olona. Tra gli anni ’50 e ’70 lega il suo nome ad alcuni tra i più importanti giornali della sua casa editrice milanese – Oggi, Annabella, Europeo, Bella. Diventa stretto collaboratore e amico di Angelo Rizzoli. Parallelamente all’attività editoriale, sviluppa la sua carriera artistica come scultore e pittore. Alla fine degli anni ’60 realizza e brevetta i Dadini. Nel 1972 espone alla 36esima edizione della Biennale di Venezia dove la sua scultura “Eva” ottiene una menzione speciale. Documentazioni sulle sue attività artistiche sono conservate presso il Museo George Pompidou-Beaubourg di Parigi nella sezione Design Industriale.
Eclettico e anticonformista, alterna la produzione di statue, sculture modulari, dipinti e opere grafiche. Impronta la sua attività artistica a una ricerca incessante e insofferente alle mode, rendendo libera la sua opera. Artista inventore ha saputo sperimentare continuamente sia nelle scelte delle tecniche espressive sia nell’uso dei materiali. Muore nel maggio del 1997.
E l’opera in questione?
Dadini, per l’appunto, il titolo della scultura – al centro della rotonda prospicente l’Esselunga di Induno Olona – che nella mattinata di domenica 20 maggio 2018 è stata presentata al pubblico.
Una riproduzione su ampia scala di un’opera creata da Monestier nel 1968 che unisce 12 cubi con due tagli ciascuno che consentono, a chi ne viene in contatto, di modificarne la forma, giocando sulla sua modularità.
Dadini – una fedele riproduzione sul pannello illustrativo lì vicino – rientra in quel segmento artistico più originale di Otto Monestier, la Scultura mobile, modificabile e quindi sempre diversa. A questo gruppo appartiene anche un altro dei suoi lavori, esposto e premiato durante la 36esima edizione della Biennale di Venezia nel 1972, dal titolo “Eva”. Si tratta di un busto di donna formato da una serie di dischi, ancorati a un supporto centrale montato a sua volta su una base a parallelepipedo, che consentono una torsione della struttura a chi vi si accinge a modificarne l’aspetto. Opere simpatiche, che coinvolgono il pubblico, progettate in ogni dettaglio e mai lasciate al caso, che racchiudono (nel loro piccolo) tutta la grande filosofia di Monestier. L’interazione tra pubblico e opera d’arte.
E quale creazione migliore da donare al Comune di Induno Olona, che lo proclamò cittadino onorario nel lontano 1970, se non quella più significativa, Dadini?
Giulia Lotti