"Accostarsi all'arte contemporanea non con sospetto ma con curiosità. È questa la sola conditio per avvicinarsi alle opere dei nostri giorni, per provare ad intercettare quei nodi di significato presenti". Davide Dall'Ombra ha introdotto, ieri sera, la visita guidata alle installazioni di Dan Flavin in Villa Panza.
Il Virgilio per il numerosissimo gruppo di visitatori è stato Giuseppe Frangi, artblogger, storico dell'arte e presidente dell'Associazione Giovanni Testori. "La capacità e la facilità con cui un'opera d'arte contemporanea crea fascinazione e meraviglia potrebbe sembrare un gioco facile, una faccenda divertente. Ma l'arte di oggi non nasce dal nulla, o meglio, non nasce dalla dimenticanza o dall'indifferenza nei confronti del passato. C'è sempre una continuità: il largo ed insistito uso che alcuni autori del nostro tempo fanno della luce, come Dan Flavin, trova la sua matrice originaria nel lavoro di tanti maestri del passato: dalle Annunciazioni di Simone Martini, fino ad arrivare ai capolavori di Caravaggio e di Rembrandt.
Lo stesso vale per la cosiddetta arte ambientale, ovvero per quelle opere che vanno percorse, abitate, occupate con il corpo. Nulla di eccezionalmente nuovo se si pensa alla strategia concettuale ed abitativa del Beato Angelico o di Michelangelo, nel vestibolo della Biblioteca Laurenziana a Firenze".
"L'arte americana, dal dopoguerra in poi, ha perso il contatto con la fisicità, abbracciando quel minimalismo che porta a ridurre – fin quasi a cancellarlo – anche il gesto artistico. Dan Flavin, tuttavia, non si definisce un minimalista, bensì un massimalista, dal momento che concepisce l'opera come un'origine di luce che ci circonda, che si condensa, facendosi forma. Flavin arriva a sostenere: «Nelle mie opere non c'è una cosmetica cosmica, i miei tubi non si sono infiammati nella ricerca di un Dio».
L'esperienza davanti e nelle opere di Dan Flavin si connota, tuttavia, di significati inediti. Ancora una volta, come la prima, anzi, forse di più, senza che nell'ennesima visita vengano diminuiti il fascino, lo stupore e il malessere benefico della visione di «Varese Corridor», una delle più celebri installazioni permanenti e penetranti dell'artista. Rosso, giallo, blu, rosa, verde, viola, bianco. È l'arte di Dan Flavin. Un'arte fatta con la luce, energia pura che colora e riempie lo spazio e ne fa un'esperienza spirituale.
Un senso d'attesa, uno squilibrio e un'euforia, un senso allucinatorio si alternano. In attesa dell'accensione finale: un verde luminoso, risolutivo, pacificante, di un'intensità che solleva, che lava via il dubbio.
Se James Turrell attende e lascia che sia la natura a fare la sua opera e a dare la sua forma, Flavin, con i tubi artificiali e sintetici, assale, interroga e coinvolge pienamente lo sguardo e il corpo.
La serata a Villa Panza è proseguita con la visita guidata alla mostra di Bill Viola Reflections, condotta da Anna Bernardini, curatrice della dimora di Biumo e Presidente di Casa Testori Associazione Culturale di Novate Milanese.
Ma di questo parleremo settimana prossima nello SPECIALE di Artevarese, dedicato all'esposizione di video-arte che rimarrà aperta al pubblico fino al 28 ottobre.