National Gallery
di Sergio Pesce
Hans Memling nacque nel 1435 a Seligenstadt. Dopo un soggiorno a Colonia per studiare le opere di Lochner, divenne allievo e infine collaboratore di Rogier Van der Weyden a Bruxelles dal 1455. Dieci anni più tardi dopo la morte del suo maestro, Memling si trasferì a Bruges. Qui iniziò a condensare e rendere armoniose le conquiste dei grandi fondatori della pittura fiamminga. Il numero di opere da lui realizzate e giunte sino a noi (circa novanta lavori), lo rendono uno tra gli artisti del nord Europa più attivi e prolifici di tutto il XV secolo.
Per poter assicurare ai suoi committenti un corpus d’opera così amplio si ritiene esser stato fondamentale l’apporto della sua bottega, tanto da sottolinearne l’efficiente organizzazione. Purtroppo le informazioni in merito sono alquanto lacunose. Sappiamo che gli unici assistenti certi furono due: Hannekin Verhanneman, e Passchier van der Meersch, entrambi impiegati nei primi anni ottanta del Quattrocento.
Nonostante la carenza di dati documentari le uniche analisi possibili sono quelle che si possono svolgere in merito alle opere, in funzione della loro caratteristica di veri documenti storici ricchi di informazioni. Così facendo, non possiamo non notare come la pittura di Memling sia caratterizzata da una tendenza alla reiterazione. Questo fatto sembra voler sottolineare la volontà dell’artista di fondarsi su modelli iconografici fissi, traendo da essi
e Barbara
strutture compositive e una serie di dettagli che potremmo definire di base. Tali canoni di rappresentazione sono solo apparentemente figli della sua invettiva.
In alcune opere infatti il suo lavoro risente del debito dovuto a Rogier van der Weyden e Jan van Eyck. Malgrado ciò non si deve pensare che l’artista di Seligenstadt sia stato un proficuo imitatore. Le sue opere sono frutto di un lavoro assai logico e razionale di combinazioni e rielaborazioni. Questo soggettivo modo di lavorare, sul finire del suo secolo, influenzò gran parte dei pittori di Bruges.
La stessa iconografia legata essenzialmente ai temi di Maria con il bambino e la discesa dalla Croce favoriva questo aspetto reiterato e al tempo stesso permetteva alla bottega di aumentare la sua efficienza a discapito dello sforzo creativo, evidentemente ridotto. La metodologia di lavoro era chiaramente dipesa (come visto) da una costante richiesta di un particolare genere di dipinti. Questo indusse artisti come Memling a creare un vasto assortimento di opere senza previa commissione. Spesso il cliente sceglieva l’opera già finita magari commissionando un ritratto da unire, andando a creare così un dittico. L’adozione di questo modus operandi portò evidentemente alla fondazione di mercati d’arte sia a Bruges che ad Anversa.
Purtroppo i dati in nostro possesso non permettono di sostenere che l’artista eseguisse lavori per il libero mercato, ma certo l’ipotesi non può essere scartata a priori. La principale forma di sostentamento della sua bottega era evidentemente legata alle committenze prestigiose. Parallelamente si eseguivano opere di minor creatività pronte alla vendita. Queste creazioni potevano sostenere il pagamento degli assistenti anche in quei momenti di calma, in cui venivano a mancare le richieste dei ricchi mecenati, garantendo quindi una produttività continua. Seguendo questa logica che potremmo definire imprenditoriale ante litteram, Memling riuscì, sul finire degli anni settanta ad espandersi, aprendo un secondo
laboratorio sempre a Bruges.
Il Trittico dei santi Giovanni Battista ed Evangelista realizzato per il Sint Janshospitaal fu un incarico prestigioso. Memling cercò di codificare un modello di Vergine in maestà di Van Eyck, cercando di corrispondere al gusto del pubblico. In seguito l’artista ripropose la stessa composizione in dimensioni minori limitandosi solo ad alcuni mutamenti essenziali.
In questa tavola, oggi conservata presso il Metropolitan Museum di New York, l’artista sostituì lo sfondo architettonico con un paesaggio uniforme; inserendo le sante Barbara e Caterina attorno alla Vergine eliminando i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista in favore del ritratto del donatore. Potremmo concludere che malgrado la scala sia differente, per entrambe fu usato lo stesso modello compositivo, ossia quello di Van Eyck.
Nel 1480 l’artista realizzò il Trittico Donne per Sir John Donne di Kidwelly, attualmente alla National Gallery di Londra. Anche quest’opera, pur richiamando il canone di base visto prima, grazie alle intelligenti modifiche apportate dall’artista riuscì a stabilire un’identità originale che ancor oggi permane. La Vergine e il Bambino sono ritratti tra due angeli musicanti. Il posto occupato, nell’ancona precedente, da santa Barbara e santa Caterina, sono qui sostituite dai ritratti dei committenti, mentre le Sante recuperano il loro ruolo di matrone raffigurate mentre introducono la coppia al cospetto della maestà, mentre il Battista e l’Evangelista visti nel trittico per il Sint Janshospitaal sono raffigurati nei pannelli laterali. Sullo sportello di sinistra dietro la figura di san Giovanni Battista compare il ritratto di un uomo (semicoperto dalla muratura) che secondo la tradizione pittorica fiamminga potrebbe essere l’autoritratto di Memling mentre osserva la scena che lui stesso ha deciso di impostare per il committente.
Tutte le figure descritte pittoricamente dalla mano sapiente di questo artista sono come sospese nel tempo. I ritratti, ad esempio, possono sollecitare la nostra curiosità, specialmente per la loro apparente vitalità e nella loro intenzione di voler sostenere un confronto con chi li osserva anche se spesso i loro occhi sono indirizzati altrove.