Legnano – “Ho un appuntamento con il mio destino” è la personale di Michela Pastori allestita nella pinacoteca del Castello. La mostra, apre “Visioni Viscontee – Le stanze dell’arte”, il programma espositivo che vede coinvolti, nella prima fase, artisti prevalentemente locali.
La personale della pittrice legnanese si snoda in un percorso dove si incontrano le opere che abbracciano un arco temporale di oltre vent’anni: dall’astratto di fine anni ’90 al figurativo degli ultimi lavori realizzati, dal titolo gli “Sguardi”. La mostra non si limita a essere una sequenza statica di quadri ma una“rappresentazione” che include parole, proiezioni, sorprese luminose, interventi musicali e momenti di performance pittorica. Un’eplosione continua di proposte coinvolgenti come la personalità dell’artista, inquieta e sempre alla ricerca di novità da esplorare e sulle quali lavorare. Un’inquietudine artistica, un’insaziabile curiosità che la trascina in mondi nuovi, sguardi nuovi. La sua ricerca infatti è sempre in continua evoluzione e con le sue opere, l’artista ci accompagna dentro a dimensioni altre, davanti alle quali si rimane rapiti e affascinati.
Per questa sua vivacità e dinamicità Pastori, nel corso della mostra, si mette a disposizione dei visitatori che, un giorno alla settimana, potranno assistere alla realizzazione di un’opera pittorica “luminosa”.
Dopo anni l’artista torna al figurativo con il desiderio di nuove sfide; la ricerca delle espressioni, il contatto visivo con i personaggi delle sue opere, la bellezza del sostenere uno sguardo, il mondo che vi è celato. Le donne, raffigurate nelle ultime opere, soddisfano la ricerca del sentimento che sta dietro lo sguardo e di una bellezza data dall’imperfezione e dall’unicità. Le donne stimolano la sua ricerca in forza della loro complessità e curiosità.
“Ho un appuntamento con il mio destino” rimarrà in calendario sino al 27 marzo nei seguenti orari: sabato e domenica 10 – 12.30/ 15 –18.
Dopo Michela Pastori, il programma di “Visioni Viscontee”, del Castello prevede le personali di Salvatore (Depsa) De Pasquale, Fabio Scatoli e Daniele Biaggi, primi autori di un percorso che proseguirà oltre il 2022. A Palazzo Leone da Perego invece, in aprile si aprirà la mostra “Illusione cosmica” di Pietro Pinnarò mentre a giugno e luglio, le sale di palazzo ospiterano un maestro dell’illustrazione del secondo ‘900: Guido Crepax.
Cenni biografici
Michela Pastori, nata a Busto Arsizio ma legnanese da tempo, ha frequentato il liceo artistico “Candiani”negli anni Ottanta. Dal 1987, e per quattro anni, ha frequentato lo studio di restauro della fiorentina Rosetta di Ruggero, docente di materie plastiche al “Candiani”; un’esperienza che le permette di inserirsi nel mondo della pittura su commissione e di cominciare collaborazioni con architetti e committenti privati. Sono gli anni in cui si dedica al “trompe l’oeil”, interventi pittorici direttamente su pareti, soffitti, porte, tavoli, vetrate, a volte anche pavimenti. Con la fine degli anni Novanta abbandona questo genere di pittura per provare a realizzare un sogno accarezzato sin da bambina, disegnare abiti e partecipare con una vera e propria collezione a un workshop creato per artisti emergenti a New York. Il risultato è una collezione di capi spalla imbottiti disegnati sulla linea dei kimono delle geishe, che incontra un successo tale, specie oltreoceano, da riuscire a realizzare altre quattro stagioni. Nel frattempo Pastori arriva a esporre in diversi locali e in abitazioni private, sia negli Stati Uniti sia in Italia, le sue opere pittoriche e le installazioni luminose. Nel 1998 inizia un percorso di pittura astratta, forse uno sfogo dopo anni di verismo forzato dal linguaggio del trompe l’oeil, in cui fa uso di vetroresina, materiale apprezzato per le sue caratteristiche di malleabilità e la trasparenza. Pastori definisce questi lavori installazioni luminose: sono opere realizzate in vetroresina mischiata con colori, porporine o dipinte in un secondo momento e poi illuminate. All’alba del Duemila comincia anche a fare uso di materiali di scarto per costruire lampade con palle di plastica recuperata dall’interno dei fusti della birra, pannelli luminosi realizzati con pezzi e trucioli di plexiglass, specchi retroilluminati ritrovati tra i ritagli da eliminare di un vetraio, pannelli di legno dipinti a formare mosaici di diversi spessori e misure attraverso i quali la luce si muove giocando.