Parola d'autore – Eugenio Montale diceva: "la vita sembra restringersi in un esiguo specchio, ma la visione dell'io può aprirsi all'abbraccio d'un bianco cielo"; questa è una delle tante citazioni importanti che il critico Stefano Crespi ha usato per presentare un pittore dall'affascinante percorso creativo. Una quindicina di opere in mostra alla Galleria Palmieri di Busto Arsizio presentano l'accurato studio del cielo fatto negli ultimi anni da Giancarlo Cazzaniga. Opere eseguite a olio o ad acquerello, che immortalano il cielo in tutte le sfumature e velature. Un'idea interessante avuta da Andrea Palmieri, che ha così permesso di rendere continuativo l'omaggio all'artista monzese mettendo a disposizione gli spazi di una galleria di tutto rispetto.
Il coraggio nell'arte – Cazzaniga sembra aver voluto rendere omaggio con le sue opere al grande Leonardo Sciascia. Il titolo della mostra deriva infatti dalle parole che lo scrittore aveva usato per definire queste realizzazioni pittoriche: "In Sicilia il lombardo Cazzaniga riesce, come nella Genesi, a separare la luce della tenebra, a filtrare la luce dalla luce, nella luce". Parole queste che si inseriscono perfettamente nella visione del mondo di oggi, non solo in quello artistico. Crespi a riguardo dice: " La pittura è diventata una sintassi linguistica, non ci sono più le parole, sono divenute cose. Ci troviamo in uno scenario formalizzato, simbolizzato, globale, mediatico; il dipingere cieli è un atto di coraggio. Il cielo non c'è più neanche in pittura".
Sono i cieli di Cazzaniga – Il cielo è sempre stato un tema amato da artisti di tutti i tempi. Ci sono delle particolarità però riscontrabili in ogni autore, che li rende unici ed affascinanti. Guardando i cieli di Cazzaniga, sono i colori che balzano subito all'occhio. Lo stesso Sciascia aveva usato degli aggettivi importanti per descriverli, a partire dal grigio che ricordava la vita che si perde. "La follia dei gialli", diceva; le velature di viola e blu con i loro richiami psicologici. Inoltre, da un elemento l'artista non si è mai distaccato, la ginestra, "l'insediamento terrestre", per usare le parole di Crespi. Ma questi sono i cieli di Giancarlo Cazzaniga, e non quelli di Vincenzo Morlotti per esempio che con la loro stesura perfetta, denotano la fine della sua sperimentazione informale. Un altro artista citato è Nicolas de Staël, con i suoi cieli che hanno una perdutezza, sono immensi e tragici. I cieli di Cazzaniga sono i cieli dell'io, della visione interiore.
Imitatore perfetto – Il legame tra Stefano Crespi e Giancarlo Cazzaniga è molto forte. Quest'ultimo ricorda piacevolmente quando vedeva passare il professore davanti al suo studio milanese, terminata la giornata di lavoro e a come si divertiva -e si diverte tuttora- a imitarlo nelle espressioni e atteggiamenti. Più volte è stata ricordata, durante la presentazione della mostra varesina, l'esposizione curata dallo stesso critico, in Svizzera, al Museo Casa Cavalier Pellanda di Biasca, corredata da un catalogo realizzato grazie alla collaborazione con Mario Palmieri. Una mostra importante, che ha permesso di vedere le opere grafiche, incisioni, carte e disegni dell'artista eseguiti dal 1954 al 2006. Giancarlo Cazzaniga, classe 1930, ha vissuto la realtà milanese degli anni ‘50/'60 e ha condiviso lo studio con Gianfranco Ferroni. I grandi meriti però l'artista li sta prendendo ora, nonostante di lui abbiano scritto tra i più grandi della critica e del giornalismo italiano, da Sciascia a Roberto Tassi, a Vittorio Sgarbi. "Questo per dire quanto questo artista era dentro alla cultura italiana", conclude Stefano Crespi.