Tremezzino (Co) – Arte, natura, storia e architettura convivono nella splendida dimora seicentesca affacciata sul lago di Como. E’ un paesaggio fiabesco quello che circonda Villa Carlotta, dipinto dalla natura con ampie pennellate di verdi che sfumano ai gialli quando il sole accarezza il giardino che la incornicia. Campiture che si fondono in un piacevole contrasto nelle dense e cangianti tonalità più fredde delle acque del Lario entro cui si riflette.
In questa suggestiva atmosfera si apre “Splendori del Settecento sul lago di Como: Villa Carlotta e i marchesi Clerici”, la mostra allestita dal 22 giugno nelle sale della prestigiosa dimora, allo scopo di rilevarne la storia. L’esposizione si focalizza sull’epoca in cui fu costruita, verso la fine del ‘600, per continuare fino al 1801 anno in cui, l’ultimo erede della nobile famiglia, Claudia Clerici Bigli, vendette il complesso a Giovanni Battista Sommariva, famoso collezionista d’arte neoclassica.
La mostra
L’esposizione ruota attorno a un nucleo di dipinti appartenenti al patrimonio del palazzo, che rappresentano la più importante testimonianza, del gusto e della committenza artistica dei Clerici. Tra le opere esposte, tre grandi quadri che decoravano l’oratorio di San Francesco Saverio, a servizio della residenza, realizzati da altrettanti artisti, tra i migliori attivi in Lombardia alla fine del ‘600: il Legnanino, Filippo Abbiati e Paolo Cazzaniga. A metà ‘800, un rifacimento integrale, voluto dalla famiglia Sommariva, trasformò il piccolo edificio in una sontuosa cappella funeraria. A causa dei lavori, i tre dipinti furono rimossi e depositati prima nella sacrestia adiacente e e in seguito trasferiti (e quasi dimenticati), nella chiesa parrocchiale di Tremezzo. L’occasione per rivederli è proprio la mostra per la quale sono stati restaurati, insieme ad altri dipinti provenienti da collezioni pubbliche e private. Le tre opere torneranno negli spazi della villa dove rimarranno rientrando a far parte del percorso museale (in virtù del comodato con la Curia vescovile di Como).
Un’altra sezione della mostra accoglierà una serie di stampe settecentesche di Marc’Antonio Dal Re, che raffigurano la villa e il giardino all’epoca del marchese Anton Giorgio Clerici, ultimo esponente del ramo della casata. A lui a e ad altri membri della famiglia sarà dedicata un’altra sezione con i ritratti di: Giorgio Clerici, al quale si deve la costruzione della dimora comasca; Anton Giorgio, esposto per la prima volta, (proveniente da una collezione privata), della madre Maria Archinto e della figlia Claudia Caterina, maritata Bigli, ultima proprietaria della dimora.
La famiglia, la storia e le residenze Clerici
Tra il Sei e il Settecento, la nobile famiglia fu tra le più facoltose e politicamente importanti della Lombardia. Lo testimoniano anche le diverse residenze di prestigio, dove hanno vissuto, a Milano e in villeggiatura, che ancora oggi è possibile ammirare. Il palazzo nel capoluogo lombardo che sorge nell’omonima via, conserva una galleria affrescata dal più celebre pittore italiano del ‘700, Giambattista Tiepolo. Un’altra scenografica villa si può ammirare sul naviglio, a Castelletto di Cuggiono, per certi versi simile, in alcuni aspetti, alla dimora di Tremezzo e una terza a Niguarda. Le abitazioni verranno rappresentate in mostra attraverso le stampe del Marc’Antonio dal Re. La galleria rococò del Tiepolo sarà invece presentata in un video così come la grande tela conservata al Castello Sforzesco di Milano, che raffigura l’ingresso di Anton Giorgio Clerici al Quirinale, nelle vesti di ambasciatore di Maria Teresa D’Austria al conclave del 1758.
Infine, sarà possibile ammirare la tela di Bartolomeo Giuliano (1878) dove sono rappresentati i fasti della villa con invitati abbigliati alla moda del XVIII secolo testimoniati, nel percorso espositivo, da una serie di costumi, maschili e femminili dell’epoca provenienti da una collezione privata.
La mostra, a cura di Mariangela Previtera, rimarrà in calendario sino al 3 novembre. Orari: dalle 9 alle 19.30. Informazioni: T.0344 40405.
E. Farioli