La mostra che è stata inaugurata lo scorso dicembre al Castello Sforzesco di Milano, nella sala del tesoro, è dedicata al cosiddetto "Fondo Peterzano", uno dei nuclei più complessi ed emblematici della raccolta del Gabinetto di Disegni del Castello, noto agli studiosi per essere legato al nome di Simone Peterzano, artista di formazione veneziana (si firmava Titiani alumnus) che fu maestro di Caravaggio, a Milano, dal 1584 al 1588. Il percorso espositivo, breve ma intenso, vuole offrire un aggiornamento sul progresso delle ricerche e sulla catalogazione ancora in corso al Gabinetto. Sono stati selezionate 132 opere, comprendenti disegni e fotografie storiche, oltre ad un dipinto concesso in prestito dalla Quadreria Arcivescovile, in modo da presentare al pubblico l'eterogeneo corpus grafico riferito a Peterzano e alla sua bottega.
All'origine della storica individuazione del Fondo Peterzano si trova un vasto e composito fondo proveniente dalla Fabbriceria del Santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso, entrato nella raccolta di disegni del Castello nel 1924. Il santuario infatti era stato infatti un punto di riferimento dove operarono importanti maestranze locali, scultori, architetti e pittori, compreso Simone Peterzano. La Fabbriceria aveva raccolto in die grandi volumi un vasto e composito corpus grafico con più di 2600 fogli, che erano stati attribuiti per lo più a scuole lombarde di autori ed epoche diverse, tra Quattro e Ottocento.
Le tappe cruciali a noi note dell'attività pittorica milanese del Peterzano sono documentate da una varietà di disegni preparatori, di cui sono presentati in mostra alcuni esempi che consentono di cogliere le sfaccettature dello stile dell'artista, tra gli anni 70 e 90 del Cinquecento. La presenza di Peterzano è
documentata infatti a partire dal 1572, anno in cui gli viene commissionata la decorazione per la controfacciata del Monastero Maggiore, chiesa particolarmente cara al patriziato milanese. Al 1578 risale il contratto stipulato con i padri della Certosa di Garegnano per una complessa decorazione pittorica della zona presbiterale. L'impresa si concluderà del 1582, segnando il passaggio dalla maniera venezianeggiante a una piena e definitiva adesione ai precetti della pittura contro riformata.
Ma come disegnava Simone Peterzano? Le tecniche disegnative da lui adottate sono osservabili in svariati esempi. Il procedimento preliminare consisteva nel veloce schizzo della composizione d'insieme, a matite nere, con o senza riprese a penna e inchiostro, in cui l'artista fissava il primo pensiero progettuale. Su fogli distinti egli approfondiva l'elaborazione di singole figure, parti anatomiche e dettagli, concentrandosi sulla definizione di particolari generalmente osservati dal vero o da modelli plastici, e dedicandosi allo studio luministico e chiaroscurale e alla comprensione di pose e scorci da angolature diverse. In questa fase il disegno risultava da una stesura densa e stratificata con pigmenti a secco, liquidi o misti, e poteva raggiungere livelli di finezza al limite del pittoricismo. Peterzano preparava così un "archivio" delle forme da cui attingeva per comporre l'elaborato grafico da sottoporre al giudizio del committente. Con l'avanzare del periodo milanese, lo stile disegnativo si adegua all'austerità del linguaggio della Controriforma e diviene via via più rigoroso, sintetico, composto.
Questo corpus di disegni è stato al centro di insolute vicende attributive. Gli specialisti del disegno lombardo sono consapevoli di trovarsi tra le mani un grande contenitore comprendente anche molte opere di botteghe diverse e una generica produzione di copisti e accademici sei-settecenteschi. Ma tuttora sul numero preciso dei disegni attribuibili a Peterzano e alla sua bottega non c'è accordo unanime tra gli studiosi: secondo alcuni sarebbero duecento fogli scarsi, secondo altri circa seicento, altri ancora dicono un migliaio e oltre alla storica sistemazione. Nel 2002 una esplorazione dei disegni, condotta da Giulio Bora, ha puntato i riflettori su ciò che potrebbe avvicinarsi allo stile del primo Caravaggio, facendo presente che tuttavia, poiché non conosciamo alcun disegno autografo dell'artista per stabilire un valido termine di confronto, sarebbe prematuro parlare di prove sicure di sua mano. Una valutazione sostanzialmente diversa è stata avanzata di recente con l'attribuzione a Caravaggio di tutti i disegni esposti in mostra su un lungo pannello. Tale attribuzione ha generato, lo ricorderete, una sconcertante risonanza mediatica sui disegni del "fondo". Di fatto la qualità discontinua di questo centinaio di opere rappresenta un campione esemplare di tutto il corpus. La scelta di presentarle su un'unica grande parete, su più file, come una sorta di wunderkammer del disegno, è sicuramente una via per illustrare in modo compiuto, con un colpo d'occhio, la labirintica fisionomia stilistica, e per consentire agli studiosi e al pubblico una valutazione diretta dei disegni in questione.
La questione Caravaggio sì-Caravaggio no resta tuttora irrisolta, ma certamente all'inizio il pittore deve essersi dedicato a questa pratica disegnativa che rientrava nelle attività fondamentali delle botteghe artistiche cinquecentesche. Oltretutto, all'epoca del suo ingresso nella casa-bottega di Peterzano, fioriva in area lombarda una produzione trattatistica che ne raccomandava precisamente l'esercizio. Poi nel trasferimento a Roma, è difficile credere che Caravaggio non abbia portato con sé alcuni strumenti della propria formazione conservando, come è logico che sia, una memoria delle sue radici e della sua cultura figurativa di appartenenza.
Simone Peterzano (ca. 1535-1599) e i disegni del Castello Sforzesco
Fino al 17 marzo 2013
Castello Sforzesco, Cortile della Rocchetta, Sala del Tesoro
Orari: da martedì a domenica, dalle 9.00 alle 17.30, chiusura il lunedì
Ingresso gratuito